Care Colleghe, cari Colleghi
è trascorso circa un anno dall’insediamento del nuovo Consiglio dell’Ordine per il mandato 2023/2026 e molti accadimenti che hanno richiesto pronta attenzione mi hanno fatto rinviare la stesura di queste righe.
Come noto, una serie di circostanze ha fatto sì che, in questa occasione, la competizione elettorale abbia condotto all’insediamento di un Consiglio plurale e rappresentativo delle diverse anime ed esperienze associative che caratterizzano il nostro circondario.
Nella storia del nostro Ordine non è la prima volta che accade, né sarà l’ultima e, d’altra parte, mi piace pensare che si tratti del riflesso della nota vocazione al pluralismo e all’inclusione che caratterizza la comunità bolognese da secoli.
Non nascondo che diverse sono state le difficoltà iniziali, specie in un periodo storico in cui i programmi di attuazione del PNRR per il comparto giustizia e l’accelerazione della Riforma Cartabia non hanno lasciato tempo per esitazioni o ponderazione.
In tale non facile contesto, sono onorato che il Consiglio neoeletto abbia individuato nella mia persona la guida per i prossimi quattro anni. Non so se la ragione di tale scelta risieda negli oltre cinquant’anni di professione forense vissuti a Bologna, o nella precedente esperienza istituzionale, prima nel Consiglio dell’Ordine dal 2010 al 2014 e poi nel Consiglio di Disciplina dal 2015 al 2022, o ancora nel legame con l’Università di Bologna, o forse addirittura nel noto temperamento pragmatico che qualcuno sostiene mi contraddistingua.
Vi è di certo che le sfide che stiamo affrontando sono numerose e stimolanti, specie in un periodo di grandi cambiamenti per gli Ordini forensi italiani. Mi riferisco, fra l’altro, all’entrata in vigore della nuova Legge 21 aprile 2023 n. 49 in materia di equo compenso, alla realizzazione dei percorsi di specializzazione in conformità al regolamento 2020 recentemente passato al vaglio del Giudice amministrativo, e al necessario processo di digitalizzazione dei servizi, ma anche alle diverse mozioni di natura ordinamentale che sono state poste all’attenzione della sessione straordinaria del XXXV Congresso Nazionale Forense tenutosi a Roma dal 14 al 16 dicembre scorsi.
Se, da un lato, ci troviamo a percorrere direttrici di rinnovamento, dall’altro lato, dobbiamo avere cura di conservare e tramandare le consuetudini virtuose e le regole di buon funzionamento di una macchina complessa come il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Bologna.
Nonostante le preoccupanti premesse rispetto al ricambio generazionale, l’attuale Consiglio presenta un buon equilibrio tra colleghi maturi con precedenti esperienze consiliari (11), giovani avvocati con meno di vent’anni di iscrizione all’Albo (5) e colleghi con importanti esperienze associative (14). Ritengo che questo risultato consentirà di assicurare continuità nell’amministrazione del nostro Ordine e di tramandare le fondamentali conoscenze sul suo funzionamento, senza precludere il perseguimento di obiettivi di innovazione e miglioramento.
Come primo investimento per il futuro, il Consiglio ha ritenuto prioritario svolgere un complesso lavoro di ricognizione e codificazione delle numerose prassi esistenti in un regolamento sul funzionamento che è stato definitivamente approvato in data 20/09/2023.
Ma l’impulso alla regolamentazione e al riordino delle normative interne proseguirà per tutto il mandato con l’intento di lasciare ai nostri posteri regole chiare e, per quanto possibile complete, per l’amministrazione dell’Avvocatura bolognese.
Altro prioritario obiettivo che l’attuale Consiglio si propone di perseguire è quello di mantenere i conti in ordine e i vari organismi che fanno riferimento all’Ordine attivi e in buona salute.
Ormai da tempo, il Consiglio dell’Ordine non è più -se mai lo è stato- un mero conservatore dell’Albo e dei registri ma, piuttosto, il centro di una articolata costellazione di enti, attività e servizi che ha un notevole impatto sul tessuto economico del circondario. Una tale consapevolezza implica la necessità di una gestione prudente e responsabile che, però, non deve temere l’innovazione.
All’indomani del termine dell’emergenza pandemica, la nostra professione sta ancora attraversando un periodo difficile e complesso e il nostro Ordine ha il dovere di tenere conto delle esigenze dei tanti colleghi in difficoltà.
Per tali ragioni, il Consiglio ha ritenuto, da un lato, di ripristinare le quote d’iscrizione ordinarie e, dall’altro, di pubblicare un bando volto a ridurre consistentemente gli oneri per i colleghi che si trovano in stato di bisogno. Inoltre, proseguirà il finanziamento del fondo di solidarietà tramite il quale diversi Avvocati bolognesi hanno ricevuto un concreto supporto negli ultimi anni.
Particolare attenzione deve poi essere dedicata ai rapporti con gli altri Ordini della Regione in sede di URCOFER al fine di condividere politiche comuni e virtuose nell’interesse degli iscritti e coordinare l’interlocuzione con gli Uffici giudiziari distrettuali.
Del pari, il Consiglio sta proseguendo la cura della rappresentanza dell’Avvocatura bolognese nelle sedi internazionali e con l’Ordine gemellato di Tolosa e gli altri Ordini con i quali sono in essere collaborazioni.
Infine, ma non per importanza, dovrà essere mantenuta una costante e rigorosa interlocuzione con i Capi dei diversi Uffici giudiziari non solo rispetto ai numerosissimi problemi derivanti dall’attuazione delle riforme, ma anche con riferimento al programma di ricollocazione delle sedi e alla fruizione, spesso problematica, delle infrastrutture esistenti.
Il Consiglio dell’Ordine sta continuando, inoltre, a curare una ricca offerta formativa per i propri iscritti grazie all’indispensabile e prezioso lavoro che in tutti questi anni è stato svolto dalla Fondazione forense. Sento di rinnovare un profondo ringraziamento all’Avv. Stefano Dalla Verità per la dedizione e lo spirito di servizio costantemente profusi a beneficio di tutta l’Avvocatura bolognese e rivolgo un sincero augurio di buon lavoro al nuovo direttore, Avv. Gianluca Malavasi.
Dall’esame di questo primo anno di lavoro, ho potuto già constatare l’impegno quotidiano di tutti i dipendenti e dei professionisti che, a vario titolo, dedicano le proprie competenze e il proprio tempo al nostro Ordine e, indirettamente, a tutti gli Avvocati del circondario. L’attenzione e il rispetto per il lavoro di tutte queste persone è imprescindibile per consentire il funzionamento del Consiglio.
In effetti, le dinamiche dell’organo di governo dell’Avvocatura bolognese non risalgono alla legge del 1874 o a quella del 1926, ma hanno radici ben più profonde che si intersecano sistematicamente con quelle delle istituzioni giudiziarie e politiche cittadine. Si tratta di qualcosa di molto antico, serbato nel cuore di chi ha la fortuna di esercitare la professione forense in questa città e tramandato nei secoli, causa dopo causa, senza che le innovazioni normative o tecnologiche riescano a metterlo in discussione.
Ecco perché l’appartenenza all’Ordine degli Avvocati di Bologna diventa un fattore identitario e riconoscibile che continua ad attrarre giovani laureati, nonostante la generale tendenza negativa.
E tale consapevolezza dovrebbe suscitare in ciascun consigliere, prima che in ogni iscritto, quel senso di orgoglio e di rispetto che si deve ai fenomeni sociali che lasciano traccia nella storia.

Flavio Peccenini

Informazioni sull'autore

Redazione