Editoriale

Il saluto del presidente uscente

Ad ogni inizio segue sempre una fine, ed è giusto così.
Non mi ero mai prefigurata di poter un giorno essere presidente dell’Ordine degli avvocati, non ci avevo mai neppure pensato e quando Ercole Cavarretta, caro amico e compagno di squadra in questo percorso, alcuni anni prima davanti al busto della Presidente per eccellenza, Angiola Sbaiz, mi disse che un giorno avrei ricoperto questo ruolo, sorrisi dicendogli che non sarebbe mai accaduto.

Gli eventi della vita però non sono immaginabili e così ci ha pensato prima la Corte di Cassazione a Sezioni Unite e poi la Corte Costituzionale a mettermi nella condizione di pensare che avrei potuto percorrere questo cammino, quando dapprima nel dicembre 2018 e poi, nel giugno 2019, hanno stabilito che la regola del doppio mandato si applica anche ai mandati svolti antecedentemente l’entrata in vigore della legge 247/2012.

Quanti dubbi, quanti ostacoli da superare, quante barriere da abbattere: donna, penalista, sorella del Presidente in carica della Camera penale. Ma anche tante spinte ad intraprendere il cammino, tra queste quella di mia figlia e di mio fratello Roberto, e tanto coraggio ma anche tanta consapevolezza della responsabilità che la scelta che stavo compiendo comportava.

Sono stati anni intensi, in alcuni momenti difficili e dolorosi, anni che hanno richiesto sacrifici per riuscire a conciliare l’impegno ordinistico con la professione, ma sono stati anni importanti, che mi hanno arricchita umanamente e professionalmente, che mi hanno consentito di conoscere dall’interno l’Avvocatura bolognese e di stringere relazioni umane che mi ripagano dell’immenso impegno profuso.

Venivo dall’esperienza del Consiglio precedente guidato da Giovanni Berti Arnoaldi Veli, una eredità importante, un consiglio composto da Colleghi con esperienza e competenza, un consiglio coeso ove non vi erano antagonismi personali, nel corso del quale avevo cercato di apprendere per cercare di avere contezza di ogni aspetto di una macchina complessa quale è l’Ordine, ente pubblico non economico, che richiede numerosi adempimenti di natura amministrativa che se non si vivono dall’interno non si comprendono. E ho studiato e tante cose ho appreso.

E poi, a tre mesi dall’insediamento del Consiglio, da un giorno all’altro e senza preavviso, è esplosa l’emergenza epidemiologica, che ci ha relegati dietro ad uno schermo, impedendoci di costruire giorno dopo giorno quel collante che nasce dalla condivisione, dal confronto anche aspro ma guardandosi negli occhi, per poi stringersi la mano al termine dell’adunanza e fermarsi a fare quattro chiacchiere in serenità, requisito primo per il buon funzionamento di un organo collegiale. Poi, finalmente, a settembre 2022 le adunanze sono riprese con la presenza di tutti i consiglieri. Nonostante le difficoltà abbiamo lavorato tanto, sempre con l’occhio rivolto al bene dell’avvocatura, con l’intento di rendere possibile l’esercizio della professione in un momento reso ancor più complesso dal COVID e dalla imprescindibile necessità di confrontarsi quotidianamente con i vertici degli uffici giudiziari, continuando al contempo a svolgere tutti i compiti demandati al Consiglio e impegnandosi a cercare di rassicurare i molti Colleghi che al Consiglio si rivolgevano.

Non ripercorrerò il lavoro svolto dal Consiglio in questi anni, chi non ne ha memoria potrà trovarne ampia traccia nelle relazioni che ho svolto nel corso delle assemblee e che sono pubblicate nel sito dell’Ordine, nella sezione eventi – assemblee annuali.

Alcuni semi sono stati gettati e occorrerà coltivarli con costanza e determinazione, penso agli incarichi di curatore e amministratore giudiziario che dopo molti anni e grazie ad una interlocuzione con il Presidente del Tribunale, iniziata nel corso del precedente consiglio e portata avanti nel corso di questa consiliatura, sono stati assegnati seppure ancora in numero insoddisfacente.

Il lavoro svolto è attribuibile all’intero Consiglio, devo però doverosamente richiamare l’incessante e qualificato impegno del Segretario, con cui ho condiviso, unici in presenza, il periodo più buio dell’emergenza epidemiologica. Fondamentale anche l’apporto fornito dal Tesoriere e quello dei referenti delle commissioni consiliari.

Sono fiera del lavoro svolto dalla Commissione internazionale di concerto con la Commissione diritti umani e dalle commissioni istituite nel corso di questa consiliatura, che hanno visto la partecipazione di tanti Colleghi non componenti del Consiglio, scelta nata dal convincimento che è necessario e importante il coinvolgimento degli iscritti nelle attività del Consiglio.

A fine corsa alcuni ricordi più di altri porto nel cuore. Tra questi, nella tristezza del momento, il tributo di affetto e vicinanza dell’avvocatura bolognese a Tonino Spinzo in piazza dei Tribunali, in una fredda giornata di gennaio 2021, momento che ho fortemente voluto e sono felice di averlo reso possibile.

Ma anche il tributo in piazza dei Tribunali all’avvocata Ebru Timtik nella ricorrenza del trigesimo della sua morte, per onorare il suo sacrificio in nome del giusto processo, a Lei e tanti altri negato, dentro e fuori dai nostri confini, elemento cardine di uno stato democratico.

E poi, ultimo in ordine di tempo, il ricordo dell’assemblea del 17 dicembre 2022, la consegna delle Toghe d’oro e di platino, delle borse di studio. Negli occhi ho tanti volti di Avvocati anziani di iscrizione e di tanti giovani Colleghi, la loro passione per la professione, la loro voglia di esserci e di raccontarsi, il loro ringraziamento al Consiglio mi ha avvolta in un calore che mi ha ripagato di ogni fatica e di alcune delusioni, che pure ci sono state.

Momenti tutti di condivisione, intrisi di spirito di colleganza.

E allora, care Colleghe e cari Colleghi, al termine del mio mandato, a chi mi ha amato e a chi mi ha odiato, a chi ha condiviso e a chi ha criticato, a chi è stato sempre e comunque contro a prescindere, auguro un sereno anno nuovo, pieno di gioia e successo e così come sono arrivata, in punta di piedi, così mi ritiro, augurando lunga vita al nostro Ordine, che è un grande Ordine.

Elisabetta d’Errico

Informazioni sull'autore

Elisabetta d'Errico