Editoriale

La lunga stagione dell’edilizia giudiziaria

Negli ultimi tempi l’Ordine degli Avvocati di Bologna si è molto battuto per il progetto della nuova cittadella giudiziaria, necessitata dal fatto che la legge di stabilità 2016 ha introdotto il divieto – per tutte le pubbliche amministrazioni – di pagare affitti a privati, come nella nostra città avviene per le attuali sedi del Tribunale (a Palazzo Legnani-Pizzardi, in via Farini), dell’Ufficio del Giudice di Pace (in via Barontini) e dell’U.N.E.P. (in vicolo Monticelli).

Dopo mesi in cui è stata inseguita – congiuntamente dal Comune, dal Ministero della Giustizia e dall’Agenzia del Demanio – l’ipotesi di decentramento nell’ex area militare Stamoto in zona Fossolo, è stata alfine accolta e formalizzata l’ipotesi alternativa, sin da subito invocata dall’avvocatura, di utilizzare parte dell’altra ex area militare Staveco, fra Porta d’Azeglio e Porta Castiglione, che giace abbandonata e priva di progettualità da molti anni.

Finalmente, la lunga querelle della ricollocazione di parte degli uffici giudiziari cittadini sembrerebbe essersi risolta, con una scelta razionale, sensata, di contenimento della spesa pubblica rispetto a progetti alternativi faraonici e velleitari, con il non secondario effetto di riconsegnare alla città la fruibilità di un’ampia area non utilizzata della città, che solamente in parte (per circa un terzo della sua enorme estensione) verrà occupata dal trasferimento degli uffici giudiziari, lasciando ampia possibilità di utilizzo anche per finalità diverse e compatibili, nell’interesse dell’intera collettività, fra le quali il potenziamento delle aree adibite a parcheggio e la valorizzazione di nuove aree verdi, in continuità con il confinante parco di S. Michele in Bosco e i vicini Giardini Margherita.

La scelta di utilizzare l’area Staveco, archiviando l’ipotesi Stamoto, consentirà anche di evitare gli enormi problemi di viabilità che il decentramento avrebbe causato ma anche, e soprattutto, garantirà di mantenere l’accorpamento di tutti gli uffici giudiziari nell’area in cui storicamente sono nati lo studio e la pratica del diritto nella civiltà occidentale, valorizzando le radici culturali e valoriali della città in cui l’Alma Mater Studiorum ha dato sede alla più antica Facoltà di Giurisprudenza della più antica Università del mondo, patrimonio che non è solamente degli operatori della giustizia ma orgoglio e patrimonio dell’intera città e di tutta la collettività.

Avendo vissuto ogni singola fase del percorso che ha condotto il Comune e il Ministero a virare dall’iniziale ipotesi Stamoto, che pareva ineludibilmente acquisita, alla scelta finale alternativa della Staveco, possiamo dire senz’altro che, nell’approdo alla opzione da ultimo scelta, ha giocato un ruolo decisivo la posizione ferma e tenace degli avvocati, nel sostenere la irragionevolezza dell’ipotesi Stamoto e la opportunità, di converso, di recuperare l’area Staveco, che il Comune aveva originariamente destinato a sviluppo del polo universitario, ma che l’Università aveva in seguito dichiarato di non essere intenzionata a sfruttare.

Va ricordata l’affollatissima assemblea straordinaria dell’Ordine Forense di Bologna che si è tenuta al Teatro Duse il 20 marzo 2017, nella quale gli avvocati avevano denunciato all’opinione pubblica il pericolo di disperdere, disgregandolo o decentrandolo, il patrimonio storicoculturale indissolubilmente legato alla collocazione degli uffici giudiziari nel quadrilatero fra Piazza dei Tribunali, Piazza S. Domenico, via Farini e via d’Azeglio che ospita i luoghi nei quali lo Studium bolognese si è imposto come sede oramai millenaria – e più antica in Italia, in Europa e nel mondo occidentale – dello studio del diritto e della pratica giudiziaria, che costituisce patrimonio culturale e valoriale da preservare con priorità assoluta da parte di coloro cui è affidata dal cittadino la responsabilità dell’amministrazione pubblica”; e la concreta prospettiva che “l’eventuale trasferimento di tutti gli uffici giudiziari nell’area Stamoto avrebbe costituito anche un costo enorme per la collettività (oltre cento milioni di euro)”.

Certo, il percorso realizzativo dei nuovi uffici nell’area Staveco sarà necessariamente lungo, ma la fase progettuale è già stata innescata, con il censimento dei fabbisogni aggiornati, in termini di metrature, dei vari uffici giudiziari che verranno ospitati nella nuova sede, a completamento del “polo diffuso” dell’edilizia giudiziaria cittadina.

E proprio perché la realizzazione del “progetto Staveco” richiederà qualche anno, il problema generale dell’edilizia giudiziaria bolognese non potrà dirsi definitivamente risolto se, nel frattempo, non verranno realizzate altre due condizioni.

Da una parte, è imprescindibile la più sollecita attuazione del contratto a suo tempo sottoscritto

dal Comune di Bologna, con successivo nulla osta apposto dal Ministero della Giustizia, per la destinazione – quale soluzione-ponte – a uffici giudiziari del complesso immobiliare della ex Maternità, in attesa della realizzazione della soluzione prospettica di lungo termine, per consentire di recuperare spazi in favore del Tribunale, non più in grado di reperirli per i nuovi giudici che, in esecuzione dell’aumento di organico resosi necessario per l’aumento di competenze e di procedimenti (specialmente nella materia dell’immigrazione e dell’asilo), si apprestano a prendere servizio.

Dall’altra parte, rimane da risolvere il nodo del Tribunale per i minorenni, ufficio attualmente collocato in sistemazione ampiamente inadeguata, indecorosa e irrispettosa della delicatezza dei diritti che in quell’ufficio giudiziario cercano la loro affermazione.

Sino a quando il “progetto Staveco” non verrà realizzato, sino a quando non verrà garantita la funzionalità degli uffici giudiziari nel periodo transitorio e sino a quando il Tribunale per i minorenni non verrà trasferito in idonea sede, non potremo dire risolti gli annosi problemi dell’edilizia giudiziaria cittadina.

E sino ad allora, il Consiglio dell’Ordine Forense di Bologna – con tutta l’avvocatura bolognese – non cesserà il proprio ostinato impegno per dotare i servizi di giustizia della città di sedi all’altezza della dignità dei diritti che in quelle sedi cercano riconoscimento e protezione.

avv. Giovanni Berti Arnoaldi Veli
Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Bologna

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Giovanni Berti Arnoaldi Veli