Editoriale Speciale trentennale

Il trentennale di Bologna Forense

Trent’anni. Trent’anni di Bologna Forense. Quando iniziai a fare l’avvocato trent’anni non li avevo ancora, ma Bologna Forense c’era già. E ancora prima, quando da praticante (e da procuratore legale, per un breve periodo) mi affacciavo alla professione, Bologna Forense c’era.

Per me, come per tanti altri, la Rivista è stata una preziosissima bussola, capace di indicarmi con precisione la direzione che scelsi di percorrere, dapprima incamminandomi fra molte incertezze e poi accelerando il passo con convinzione, sino a – oggi – correre tutti i giorni, senza mai essermi più voltato indietro a pensare se davvero avevo fatto la scelta giusta. E non mi sono voltato perché sono certo che quella scelta è stata giusta, perché oggi riconosco nel mio esercizio quotidiano proprio quella professione che, in quelle pagine di Bologna Forense, trovavo così ben rappresentata, così perfettamente descritta, così capace di suscitare in me curiosità e motivazione.
Ricordo la curiosità per un mondo, quello istituzionale forense, che era avvolto anche da un certo alone di mistero: non esistevano i siti web, le circolari e-mail, i social forum, e in effetti era oggettivamente difficile avere la rappresentazione delle attività che impegnavano il Consiglio dell’Ordine. L’unico strumento che il Consiglio aveva a disposizione per rendicontare ai propri iscritti la propria azione istituzionale – a parte le assemblee annuali che si tenevano sempre con poche decine di partecipanti (per buona parte i soliti, quorum ego) – era quello della rivista. E proprio questo è ciò che a me è soprattutto sempre piaciuto di Bologna Forense: che ha sempre cercato di evitare di essere solamente un’altra delle tante riviste giuridiche, impegnandosi invece, in un’opera di trasparenza amministrativa ante litteram, nel cercare di rendere conosciute le delibere, gli orientamenti, i lavori e anche i dubbi dell’istituzione forense.

Non che una tale scelta fosse naturale o priva di complicazioni: ricordo discussioni in Consiglio, anche in anni non troppo lontani, sulla opportunità che determinate delibere venissero pubblicate, o che venissero pubblicate le decisioni disciplinari o le presenze dei Consiglieri alle adunanze, alle sedute disciplinari, ai turni di ricevimento; ricordo dibattiti nei quali si invocava la pubblicazione di più contributi scientifici, che certamente l’alta qualità del Foro e dell’accademia bolognese sarebbe perfettamente in grado di fornire in ampio numero. Ho presente molte riviste di altri Consigli dell’Ordine Forense italiani nelle quali abbondano gli articoli di contenuto strettamente giuridico e scarseggiano i riferimenti all’attività istituzionale: l’impressione che ho sempre ricavato da queste letture è che, oltre a cercare di proporre un’improbabile rivista scientifica non certamente concorrenziale con quelle pubblicate dall’editoria di settore, lo zelo dell’editore stesse più nel non dire, che nel dire.

E invece io credo che la una rivista di un Ordine, soprattutto di un Ordine importante come quello bolognese, impegnato su tanti fronti, debba essere tutt’altro che scientifica, ma debba invece avere l’obiettivo di consegnare al lettore, al proprio iscritto, un resoconto delle attività svolte, delle iniziative prese, degli obiettivi che la compagine consiliare insegue, in un’ottica di trasparenza e di efficienza. Di tale flusso informativo sono divenute oramai consuetudine le circolari e-mail che il Consiglio dell’Ordine emana pressocchè quotidianamente: nel 2016 abbiamo chiuso l’anno inviando oltre 160 circolari, sui più disparati argomenti d’interesse per gli avvocati.

Oltre tutto, è mia convinzione che più ampia e costante è l’informazione agli iscritti sull’attività del Consiglio dell’Ordine, maggiore diviene la consapevolezza di tutti di far parte non semplicemente di un Ordine che racchiude e governa gli iscritti a una determinata professione, ma di un vero e proprio corpo sociale, di una collettività dotata di coscienza critica (e autocritica), di desiderio di confronto e di volontà di ammodernamento e crescita: prova ne sono le sempre più affollate assemblee annuali che negli ultimi anni hanno caratterizzato la vita del nostro Foro (e che ora sarebbe semplicemente impensabile tenere nella sala del Consiglio, come è stato per decenni), e le tante altre iniziative del Consiglio che incontrano una diffusa e convinta partecipazione di colleghi.
Cambiati gli strumenti della comunicazione, accelerata la stessa sino alla quotidianità delle circolari informative, è ben presto apparso – purtroppo – che la tradizionale veste grafica su carta della Rivista non era più adeguata ai tempi. E dico purtroppo perché io sono cresciuto in uno studio dove le annate di Bologna Forense sono sempre state religiosamente rilegate, e conservate vicino al Foro Italiano e alla Giurisprudenza Italiana, considerate riviste di non superiore importanza. E, se nessuno mai restituirà quel sottile brivido che prova il direttore della Rivista nel dare l’imprimatur all’editore sull’ultima versione vista e rivista del menabò, certo il fatto che Bologna Forense sia divenuta, al pari peraltro della maggior parte delle riviste, una rivista pubblicata esclusivamente on-line ha consentito al bilancio dell’Ordine di recuperare provvidenze che hanno finanziato, e lo faranno ogni anno, borse di studio e premi per praticanti e giovani avvocati. È stata una scelta dolorosa, ma necessaria e utile.

Trent’anni sono certamente un traguardo importante, e ben poche riviste di Ordini forensi italiani possono, al pari di Bologna Forense, vantare una tale continuità di pubblicazione. Il passaggio al nuovo formato, con le mutate esigenze di una classe forense che non si accontenta più – giustamente – di essere solamente informata, ma che partecipa con un movimento d’opinione diffuso alla riflessione sui temi d’attualità e di fondo dell’avvocatura, costituisce però anche un importante punto di partenza: verso nuovi traguardi, nuovi linguaggi, nuovi impegni.

Di tale impegno, gravoso ma stimolante al tempo stesso, si fanno carico i colleghi del nuovo comitato di redazione, del quale fanno parte, significativamente, sia Consiglieri dell’Ordine che avvocati del libero Foro, chiamati dal Consiglio a integrarlo: a loro, in primis al direttore editoriale Stefano Tirapani, vanno il nostro e il mio personale ringraziamento e il più caloroso in bocca al lupo per tutto il lavoro a venire.

avv. Giovanni Berti Arnoaldi Veli
Presidente del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Bologna

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Giovanni Berti Arnoaldi Veli