Varie

Un ricordo a quattro mani 

Due colleghi, due amici, ricordano la figura dell’avv. Gino Martinuzzi, recentemente  e prematuramente scomparso, evidenziandone la personalità e suoi molteplici interessi

È da tempo che rinvio la composizione del ricordo di Gino Martinuzzi, ogni volta che impugno la penna, dopo qualche fugace segno sul foglio, rinuncio, mi pare quasi di certificare la sua scomparsa che tanto ha segnato i suoi cari, gli amici, il foro e me.

Non posso più rimandare, mi auguro che da lassù guidi i miei pensieri e corregga le mie proposizioni. Del resto se devo essere sincero non mi sono mai adontato quando, io il suo primo praticante, gli affidavo per il confronto e la correzione atti, memorie, lettere, diffide ed altro ancora.

Paziente controllava, la penna (a volte il nero cannone stilografico) correva fluida per una diversa, più incisiva, articolazione delle allegazioni e dei postulati.

Intramezzavamo le operazioni con battute, aneddoti e qualche gossip, sicuramente.

L’amicizia era in agguato, l’intimità più invadente e così cresceva in me l’orgoglio di potergli diventare amico, come poi è stato con anche l’assidua frequentazione delle nostre famiglie con l’orgoglio per la crescita dei figli.

Forse per questa circolare confidenza ho provato a diventare avvocato, quello della costa mi diceva con uno sguardo ai miei natali romagnoli. Così ho seguito le sue orme dapprima nella professione, poi nell’associazionismo forense ed infine nel sistema ordinistico. La sua vicinanza mi inorgogliva e mi piace, tra le tante cose che vorrei riferire, ricordare a vantaggio delle giovani generazioni di avvocati l’importanza del metodo che ha saputo trasmettere a me ed agli altri praticanti che si sono succeduti nei 20 e passa anni che ho trascorso nel suo studio. Pensavo che il dominus possedesse il sapere giuridico tout court e mi attendevo pronte risposte ai vari quesiti che, via via, gli formulavo per affrontare singole posizioni, dello studio o che direttamente seguivo. Lui comprendeva che stavo tentando di imboccare la scorciatoia: voleva, invece, stimolare lo sforzo creativo. Così, le prime volte, restavo disarmato poiché mi sembrava fosse distratto, che si sottraesse al quesito poiché mi ricordava questo o quell’altro istituto che poteva trovare migliore sorte nel perorare le ragioni dell’assistito, mi invitava ad approfondire gli argomenti indicandomi questo o quel trattato giuridico: il Foro Italiano, la Giurisprudenza Italiana, il Repertorio o le varie raccolte e monografie che copiose spiccavano nelle sue belle e ordinate librerie (mica c’erano ancora le banche dati). Vai, leggi, studia e torna per misurati con me diceva e, quando a volte sconsolato riferivo di non aver trovato precedenti specifici, mi rispondeva con pazienza che in tal caso avremmo potuto essere il volano della novità. Questo mi diceva essere uno degli insegnamenti del babbo Edmondo, che tante volte ricordava con affetto e rimpianto.

Con il senno del poi, ho compreso ed apprezzato il metodo: non dar mai nulla per scontato, avere un grande rispetto  degli avversari, dedicarsi alla ricerca certosina con fatica di meningi, elaborare concetti chiari nell’applicazione degli istituti negli scritti da sottoporre al magistrato, cui poi io penso di aver aggiunto qualche variabile di fantasia ed estro di romagnola radice.

Gino era concreto ma proiettato sempre verso nuove avventure e pronto a percorrere nuovi settori del diritto. Tra i primi comprese la crisi dell’avvocatura e si avventurò con grande successo nella veste di scrittore di apprezzati saggi sulle tariffe forensi tanto da essere scelto dal CNF quale consulente. Fu il promotore dell’associazione Giusto Compenso che raccolse tanti colleghi per discutere delle novità legislative, dei parametri, del preventivo, della necessità di stipulare il contratto con il cliente ed altro ancora.

Ricordo non senza rimpianto la cerimonia della toga che, su sua indicazione e supervisione avevo acquistato in un negozio di via Riva di Reno, a due passi dallo studio. Col passare degli anni motivo di orgoglio circolare si presentava con il rito della sostituzione dei “cordoni” dal nero, all’argento al dorato, sempre con lui testimone.

Attentissimo alla famiglia, mi ha poi trasmesso il piacere dell’otium di latina memoria, per interrompere i ritmi dello studio, e allora via con la passione per il calcio ed il ciclismo, quest’ultima sempre più importante nelle sue evasioni dalla professione.

Il suo essere poliedrico poi mi affascinava e valga per tutti la sua propensione al bricolage, ciò dico in modo davvero riduttivo per lui che era un abile ebanista, basti vedere una delle librerie dello studio che aveva personalmente manufatto. Anche in cucina faceva la sua figura tanto che resterà anche la memoria del suo impareggiabile tiramisù che, in porzioni industriali, propinava ai suoi amici nella felicità del convivio.

Si dice che un uomo invecchi quando in lui albergano più i ricordi che i progetti.

Da questo punto di vista Gino sarebbe rimasto un eterno ragazzo.

Ciao Gino e ora non essere troppo severo coi praticanti celesti.

Giovanni Cerri

Ho conosciuto l’avvocato Martinuzzi sul campo, nelle Aule del Tribunale e poi come Consigliere dell’Ordine. E per me allora era l’Avvocato Martinuzzi.

Poi però capitò, per quei casi della vita che poi non sono mai casuali come si crede, di conoscerci in altra veste, quali Presidenti dei rispettivi Club Rotary nell’anno 2012-2013.

E lì l’Avvocato Martinuzzi divenne per me più semplicemente solo l’amico Gino.

Quando vieni eletto presidente di un Club Rotary ti aspettano due anni di lavoro  intenso nell’associazionismo, e a Bologna (dove i Club sono dieci) questo lavoro viene coordinato da una sorta di Ufficio dei Presidenti.

Potrete immaginare la mia gioia quando, da giovanissimo 38enne presidente spaurito in un mondo di persone “più adulte” appresi che tra i nove miei colleghi ci sarebbe stato anche l’Avvocato Martinuzzi.

Con Gino fu intesa dalla prima riunione: la sua passione per il service (che è lo scopo del Rotary) e il suo impegno nella conduzione del Suo Club trascinavano tutti gli altri Presidenti, e in primis il “cucciolo” del gruppo.

Ricordo molteplici occasioni di incontro nelle quali le sue doti di mediazione e la sua intelligenza hanno aiutato a comporre punti di vista diversi che ogni tanto emergevano.

Ricordo l’impegno profuso nell’accoglienza degli Universitari americani che fecero visita al nostro Distretto durante la nostra Presidenza e ricordo con particolare piacere una serata pensata e voluta da entrambi nella quale ospitammo l’attrice Debora Caprioglio sul tema: Una vita da attrice: tre il cinema e il teatro. Eravamo prossimi alla fine del mandato e gioivamo insieme non tanto o non soltanto nel vedere quanti Soci avessero partecipato alla serata, ma soprattutto per essere riusciti (involontariamente) a far partecipare in un’unica serata TUTTE le mogli dei Soci!!

Gino aveva anche un lato ironico e divertente che a prima vista non sembrava manifestare, ma che  riservava agli amici, categoria della quale mi onoro di avere  fatto parte.

Gabriele Garcea

Informazioni sull'autore

Giovanni Cerri

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Gabriele Garcea