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Il sogno di un imprenditore illuminato divenuto realtà – L’esperienza di Marino Golinelli

Ogni volta in cui viene richiesto al Cav. Marino Golinelli il perché della sua attività filantropica, si sente più o meno sempre la stessa risposta: “per fede laica, voglio restituire la fortuna che ho ricevuto”.

Quando ci si confronta con lui, vieni condotto in spazi e tempi dove l’affanno quotidiano è superato con un pensiero positivo per una società illuminata i cui protagonisti saranno i giovani di oggi al servizio di imprese che esploreranno le infinite possibilità che il mondo ci offre, così contribuendo al progresso della colletività. Sarebbe tuttavia un grossolano errore pensare che Marino Golinelli percepisca l’impresa solo come ente a servizio della società, ponendo in secondo piano il fine che le è proprio, ossia il profitto. Tutt’altro.

Partendo proprio dal fine di produrre profitto che insito nel concetto di impresa, in questo humus Marino Golinelli impianta concetti ignoti, o dimenticati, da tanti, quali, su tutte, la curiosità. Una curiosità intesa come naturale propensione dell’uomo colto che è spronato con moto perpetuo alla ricerca, sperimentazione, financo alla sfida, verso l’ignoto.

L’ignoto non lo spaventa per nulla anzi, lo incuriosisce e nella sua visione del futuro, Marino Golinelli consegna le redini del progresso all’ uomo colto, intelligente e soprattutto curioso. Se gli venisse chiesto, come io ho fatto, cosa pensa, quando pensa all’aldilà, si vedrebbero i suoi occhi accendersi, brillare di pura vita: “sono tremendamente curioso”.

La storia della vita imprenditoriale di Marino Golinelli è essa stessa un romanzo ed ebbe iniziio nell’immediato dopo guerra quando, appena laureatosi in chimica, aprì un piccolo laboratorio nella provincia modenese che chiamò Alfa; appunto l’inizio di tutto. Da lì la lenta ascesa sino ad arrivare all’Alfawassermann, industria farmaceutica di rilievo internazionale che nel 2015 si è fusa con la Sigma Tau per divenire Alfa Sigma.

In questo lungo cammino imprenditoriale, nel 1988 Marino Golinelli concretizza un sogno è dà vita alla Fondazione Marino Golinelli il cui principio ispiratore è racchiuso in poche parole: “La cultura nutre il pianeta”. Ispirata al modello delle fondazioni filantropiche americane, oggi sempio unico in Italia di fondazione privata totalmente operativa, si prefigge una mirata integrazione per contribuire allo sviluppo sostenibile della comunità, spaziando dall’ educazione e la formazione delle nuove leve su fondamenta di cultura idonee e necessarie alla crescita intellettuale ed etica dei giovani.

Quando nel 2014 vennero presentati nella nostra Aula Magna gli ultimi progetti della Fondazione Golinelli, e che riguardavano anche l’Eureka Trust, Trust in future, di cui dirò appresso, parteciparano centinaia di studenti insieme a nostri concittadini. I ragazzi conoscevano bene la Fondazione perché avevano frequentato i laboratori della Fondazione Golinelli ed avevano toccato con mano, nei laboratori del Life learning center, i meccanismi della biologia e della chimica che, diversamente, avrebbero solo imparato sui libri. Alcuni ricorderanno anche l’evento “Scienza in piazza” organizzato dalla Fondazione Golinelli che aveva invitato illustri scienziati per spiegare il meccanismo del cosmo, appositamente riprotto con disegni sulle strade del centro storico.

Quando nel 2014 la disoccupazione giovanile comincia a sfiorare percentuali mai raggiunte prima, Marino Golinelli decide di avviare un nuovo progetto che offra ai giovani strumenti utili e concreti per inventarsi un futuro. Da questa idea nasce, nel maggio 2014 il progetto “Giardino delle imprese” per valorizzare i migliori talenti, approssimandoli alla cultura dell’impresa e all’etica del profitto, stimolandone la creatività e offrendo loro l’occasione di mettersi in gioco in prima persona, coltivando le proprie intuizione e vedendole messe in pratica. L’idea di Marino Golinelli non era però quella di versare tout court nelle casse della Fondazioni i denari che intendeva mettere a disposizione.

Sebbene la caducità della vita terrena non sembri affatto interessarlo, e ciò è evidente quando racconta in prima persona progetti che intende realizzare nei prossimi 50 o 60 anni, le debolezze umane gli sono perfettamente note. L’estrema fiducia che ripone nello staff che oggi dirige la Fondazione, non gli impedisce di pensare che anche costoro, prima o poi, saranno chiamati a miglior vita. Cercava quindi un meccanismo che assicurasse il perseguimento dei suoi progetti, ponendo su piani distinti coloro che avrebbero dovuto gestire le risorse da quelli che avrebbero invece dovuto impiegarle.

Quando mi espresse questo pensiero, ebbi l’opportunità di spiegargli cosa accade oltre oceano, ma anche oltr’alpe, in altre culture giuridiche. L’esperienza infatti degli Stati Uniti e dell’Inghilterra, è significativa. Abituati a sentire parlare di trust, purtroppo, per frodare i creditori o le curatele fallimentari, perché la stampa si interessa solo di questi usi fraudolenti, non si sa che nei paesi anglosassoni la questione è completamente diversa e tutto ciò che ha un fine di pubblica utilità, anche se ente privatistico, è un trust.

Praticamente tutte le università americane e inglesi sono trust: Harvard, Yale, MIT, Princeton, Berkley, Columbia University, Oxford, Cambridge, così come lo sono importanti musei: Moma di NYC, il British Museum e la National Gallery di Londra, il Paul Ghetty Museum. Lo stesso dicasi per associazioni culturali e fondi destinati alla ricerca, cultura, supporto e sollievo delle persone o popolazioni disagiate: Amnesty International, il Freddy Mercury Trust, l’ Haiti National Trust, istituito dopo il terremoto e altri esempi si potrebbero citare.

Accomuna queste realtà un punto: chi gestisce i fondi non è chi amministra il “bene” e, soprattutto, chi gestisce i fondi non è mai in conflitto di interessi. Fu proprio quando gli spiegai il sistema della prima università del mondo, Harvard University, che Marino Golinelli capì che quello era esattamente ciò che stava cercando. Nella struttura intera dell’università di Harvard, vi è il Trust and Gift Department che, come può leggersi nel suo sito: “invests and administers over $1.0 billion of trust assets across 800 trusts”. Ciascuno di questi trust ha la sua storia, il suo fine e vive di vita propria ed i casi pratici sono molteplici. L’ex allievo, grato alla sua univerità, elargisce una donazione destinata, ad esempio, alla biblioteca di diritto penale della facoltà di legge. Istituisce allora un trust, che entra nel Trust and Gift Department e chiunque voglia partecipare all’iniziativa potrà donare a sua volta nel trust, che diviene uno degli 800 indicati. Il rendiconto sulla gestione delle risorse è on line e chiunque può verificare cosa è stato fatto dei denari.

Altro trust riguarda, ad esempio, il finanziamento della ricerca portata avanti da un determinato professore della facoltà di chimica così come, ancora, gli allievi della scuola di teatro che preparano la rappresentazione teatrale, istituiscono un trust per reperire fondi necessari ai costumi ed allestimenti. Negli 800 trusts di Harvard, dunque, ce ne sono con importi enormi e con importi minimi e il Trust and Gift Department li gestisce tutti.

Marino Golinelli decide di fare lo stesso e tenta un primo esperimento per il progetto del Giardino delle Imprese i cui fondi confluiscono nell’Eureka Trust, Trust in future. Strutturato sul modello di una charity inglese, sebbene retto da una legge diversa per mere ragioni di opportunità pratica, ha al suo vertice un board of protectors (collegio dei guardiani) composto da autorevoli esponenti del mondo imprenditoriale, professionale e culturale della nostra città, estranei alla Fondazione. Per contro esponenti di spicco della Fondazione, insieme a professionisti che nulla hanno a che fare con essa, compongono il board of trustees (collegio dei Trustees) che ha il compito di proporre un progetto che il collegio dei guardiani approva, e quindi ne autorizza il finanziamento, ovvero boccia, così preservando le risorse per migliori progetti.

L’avvio, ma anche l’attuazione nel termpo del progetto, è dunque in ogni momento controllata e controllabile, scongiurando qualsiasi indebito impiego delle risorse. Il Fondo è aperto e chiunque può partecipare, anche con somma simbolica, in qualsiasi momento. Dopo questo primo test, Marino Golinelli è andato oltre. Siamo nel 2015 quando, completato l’Opificio Golinelli, per altro recuperando integralmente edilizia industriale dismessa,  senza soffocare la periferia con nuove costruzioni, nasce il progetto più ambizioso da realizzare entro il 2065: Progetto Opus 2065.

L’ Alfawasserman si è da poco fusa con Sigmatau e dunque Marino Golinelli, insieme alla moglie Paola Pavirani che con lui condivide e persegue questi fini, decide di donare alla Fondazione Golinelli svariate decine di milioni di euro per la realizzazione del Progetto Opus 2065 finalizzato: “alla sperimentazione di progettualità innovative, che potranno confluire col tempo in vere e proprie strutture “didattiche”, per una nuova idea di formazione basata sul paradigma “operare per capire” destinata in particolar modo ai giovani (6-35 anni) con particolare attenzione agli studenti della prima età scolare fino alla stagione post universitaria. Si rivolge però anche ad una nuova generazione di insegnanti con l’obiettivo di far crescere e radicare una nuova cultura orientata a estrapolare la creatività di cui ognuno è portatore e a immaginare, attraverso il contributo di tutti, un mondo sostenibile. Il progetto Opus 2065 potrà anche sperimentare, se necessario negli anni, la creazione di una struttura “immobiliare”, dedicata in maniera specifica alla gestione degli spazi fisici, di cui ci si potrà dotare in funzione delle necessità, per orientarla alla gestione dei servizi relativi alle “strutture didattiche. Accanto a ciò, sussisterà anche una struttura finanziaria per alimentare le attività e le risorse future che potranno venire, non solo dalla Fondazione, anche da contributi successivi da parte di altri potenziali sostenitori pubblici e privati. La Fondazione Golinelli potrà dunque anche produrre profitto, reperendo i mezzi necessari che le possano consentire negli anni a venire di finanziarsi e finanziare le molteplici attività del progetto Opus 2065, ampliandole ed assumendo iniziative che la vedano compartecipe in società enti o fondazioni ovunque nel mondo che perseguano intenti similari a suoi. Nell’ambito del progetto Opus 2065 potrà essere creato un “centro studi sul futuro”, sulla scorta delle più importanti esperienze internazionali, in seno a cui sono nate concezioni innovative che hanno aperto in più campi dell’operare umano vie inedite verso il futuro. Questa struttura, in grado di pensare ed avanzare in campi diversi dell’operare umano verso soluzioni futuribili, potrà essere luogo di consulenza già in collegamento con enti ed istituzioni operanti con mercati e imprese. A tale struttura potrà naturalmente essere collegata una architettura di spin off in grado di facilitare il transito tra l’idea e la produzione, mediante il sostengo di start up innovative. Una sezione del “centro studi sul futuro” sarà dedicata alla sperimentazione di un “performing art center” che costituirà un caposaldo metodo-logico necessario per poter, interpretando le pulsioni più acute e contradittorie del presente, immaginare il futuro. Il progetto Opus 2065 potrà anche alimentare progettualità in ambiti e settori diversi, dagli ambiti maggiormente propri delineati dagli scopi (formativo, educativo, culturale e di ricerca) in virtù di proposte di enti terzi, di prestigio nazionale ed internazionale, qualora tali iniziative abbiano comunque obiettivi assimilabili agli scopi o quantomeno rispondano ad una idea di “nuova cultura orientata a immaginare, attraverso il contributo di tutti i settori, un mondo sostenibile” (sito Fondazione Golinelli).

Ancora una volta Marino Golinelli sceglie il trust per gestire le risorse e dà vita al Trust Opus 2065 che ha quale scopo il perseguimento, l’attuazione e il finanziamento del Progetto Opus 2065. Il meccanismo è lo stesso del Trust Eureka Trust in future: Collegio dei Guardiani, terzi rispetto alla Fondazione Golinelli e composto da personalità di spicco della realtà imprenditoriale, universitaria e professionale del nostro paese e, dall’altra parte, il Collegio dei Trustees che operano sul campo. Davanti a loro, la meta del 2065.

Non ci resta dunque che augurare a tutti loro buon lavoro, auspicando che la  fiducia nel futuro e nei giovani che esprimono Paola e Marino Golinelli, la Fondazione Golinelli e il Progetto Opus 2065, faccia riflettere tutti noi, rendendoci orgogliosi del lustro che questa esperienza ha portato alla nostra città, financo a divenirne, anche per minima parte, sostenitori.

Annapaola Tonelli

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