Tra il serio e il faceto

Il cliente ideale – “I massimi sistemi”

L’avvocato temeva quel momento perché sapeva che, prima o poi (anzi, molto prima di poi) sarebbe fatalmente arrivato. Era il momento che l’avvocato chiamava “dei massimi sistemi” e che concentrava il pensiero del Cliente Ideale e i suoi sfoghi o lamentele o strali verso chiunque osasse contrastare i suoi oscuri progetti e le sue folli pretese.

Il Cliente Ideale non rimaneva nel caso singolo, non analizzava il microcosmo del diritto della (SUA) fattispecie, ma parlava, appunto, dei “massimi sistemi”. Perché la giustizia non c’è più, perché sono disgustato, perché al mondo vincono solo i furbi e i poco di buono (lui escluso, naturalmente), perché la legge è ingiusta, perché nessuno capisce le mie ragioni, perché ci sono i corrotti, i malvagi, gli imbecilli, gli scansafatiche, gli avvocati che inzuppano il pane a danno di clienti, gli avversari scorretti, i giudici distratti, l’intero universo costellato di ingiustizie, e allora se se le cose vanno così finiranno in Paradiso i manigoldi e all’Inferno i giusti. Un campionario infinito di banalità e di cose ovvie, sempre prescindendo dal fatto in sé, dal SUO fatto che, almeno, avrebbe meritato una oggettiva riflessione di un paio di secondi, prima di lanciarsi nello spazio di considerazioni cosmiche. Invece no. Invece bisognava subito parlare dei massimi sistemi. Delle ingiustizie del mondo. Dei corrotti, dei poteri forti, dell’inutilità di pensare per bene, dell’allora la prossima volta saprò regolarmi in altro modo (come? l’avvocato preferiva non pensarci, quindi non ne ho idea).

L’avvocato restava così, minuti, ore, giorni a subire quella tiritera sui massimi sistemi che forse la prima volta l’aveva anche affascinato, ma che sentita, sempre uguale e con lo stesso tono di voce, le stesse espressioni, le stesse pause tecniche, le stesse preghiere a chi ci guarda dall’alto e non interviene in tempo, gli stessi occhi al cielo, le stesse mani giunte in misteriosa preghiera, ormai conosceva a memoria e gli procurava quasi un dolore fisico oltre che un fastidio morale insopportabile. I massimi sistemi, caro Cliente Ideale, pensava l’avvocato senza il coraggio di interrompere la “tiritera” per non correre il rischio che il Cliente Ideale ricominciasse da capo, nel nostro caso non c’entrano nulla. La fame del mondo, la politica, le grandi multinazionali, la creazione, l’eternità che forse ci attende e forse no, con il suo problema del recesso dalla società di famiglia di cui il Cliente Ideale era l’amministratore unico, oltre che l’ideatore e il regista occulto (non troppo occulto, a dire la verità), non aveva il minimo comune denominatore. I massimi sistemi, nella lite con il figlio maschio ormai adulto e restio a sopportare ancora a lungo quel despota del padre, non avevano alcuna influenza. Per essere del tutto sinceri, il Paradiso e l’Inferno, che il Cliente Ideale richiamava spesso, nemmeno, benché a lui piacesse molto confondere le idee e immaginare che qualche malandrino, grazie al proprio malaffare, riuscisse ad intrufolarsi anche laddove dovrebbe regnare l’assoluta meritocrazia, la giustizia, tanto per dimostrare a sé stesso e agli altri (nel nostro caso “gli altri” erano il nostro malcapitato avvocato) che al mondo, e anche fuori dal mondo, di perfetto non c’è nulla e che tutta questa ingiustizia, ovviamente lui escluso, meriterebbe una punizione esemplare e qualcuno (lui?) che avesse le idee chiare per mettere finalmente le cose e il mondo al proprio posto, in ordine, una volta per tutte.

Mentre il Cliente Ideale spaziava nei massimi sistemi l’avvocato si abbandonava a tutt’altri pensieri. Pensava alla sua bicicletta, alle sue passeggiate sui colli, ai portici della sua amata città che assumono colori sempre diversi secondo l’ora e la stagione, alla sua famiglia, alle gite in montagna, ai colleghi che lo aspettavano per scambiare due chiacchiere fuori dal Tribunale (ultimamente, purtroppo, quasi tutte le chiacchiere sono a video, che peccato). Pensieri positivi da opporre ai massimi sistemi. Tachipirina mille contro i sintomi di una insofferenza che conosceva bene e sapeva come combattere. Ogni tanto guardava il Cliente Ideale e annuiva, non per dargli ragione o partecipare al suo delirante monologo, ma per dare un segno di vita ed evitare che la “tiritera”potesse avere risvolti improvvisi e code non previste. Se resisto un’oretta, pensava l’avvocato, magari il Cliente Ideale deve andare a giocare a tennis oppure deve raggiungere gli amici ad un aperitivo. Se non ha impegni lui, pensava sempre l’avvocato, bisogna che ne trovi uno io, fosse anche di ricorrere ad un malore e passare la notte all’Ospedale per accertamenti, ma finalmente lontano dai massimi sistemi (e dal Cliente Ideale). Stava quasi per fingere una crisi respiratoria  preceduta da lancinanti e non ben chiari dolori dappertutto, quando il Cliente Ideale si interruppe, guardò l’orologio e con un gesto di stizza liquidò l’avvocato con un soffocato “… comunque è un’ingiustizia, le cose vanno così …”, una frase di talmente ampio respiro che l’avvocato rispose, semplicemente, “sono d’accordo”, solo per mettere la parola fine a quella situazione di inutilità cosmica, tipica dei massimi sistemi.

E, almeno per quella sera, finalmente si liberò dei maledetti massimi sistemi e tornò verso casa tranquillo, pensando alle sue piccole cose, che tanto gli piacevano.

Federico Alzona  

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