Varie

Per Michele

Alla fine del 2019 ci lasciava, anzitempo, l’avv. Michele Draghetti stroncato da una terribile malattia.
Michele, oltre che esercitare la professione Forense con grande capacità e dinamicità, aveva ricoperto anche ruoli istituzionali; in particolare era stato delegato dell’Organismo Unitario dell’avvocatura per l’Ordine di Bologna, impegno in cui aveva profuso molte energie ed entusiasmo; lo ricordiamo anche come Consigliere della Camera civile di Bologna e mediatore civile e commerciale.
Proponiamo un ricordo ad opera di 4 colleghi divenuti, nel tempo, anche amici di Michele, ognuno dei quali ha voluto lasciare un proprio pensiero individuale sul professionista ma soprattutto, sull’uomo.
Ciao, Michele.

Michele Draghetti
24 febbraio 1961 – 23 Novembre 2019

Ricordando un amico speciale

Ho avuto il privilegio di conoscere Michele dal primo giorno in cui iniziò il praticantato nello Studio dell’Avv. Prof. Angelo Bonsignori.
È ancora vivido il momento in cui il Prof. Bonsignori mi convocò nella Sua stanza per presentarmi il nuovo praticante “il dott. Michele Draghetti” che a me affidava nel mio ruolo di procuratore legale più anziano dello studio.
Da quel giorno i rapporti con Michele si intensificarono e si consolidarono sempre di più sia per l’impegno profuso nell’attività di studio, sia per la capacità di saper analizzare ed affrontare con competenza le varie e complesse questioni giuridiche che il “Prof.”, nostro dominus, ci assegnava.
Quello che si apprezzava in Michele era la serietà, lealtà, discrezione, affidabilità, garbo, determinazione ed il rispetto verso tutti i Suoi interlocutori i quali potevano cogliere la Sua competenza giuridica dalla quale si percepiva la passione che nutriva per la Storia e per gli Studi Classici che, però, non ostentava.
Con Michele vi è sempre stato un forte legame di affetto e complicità che andava oltre la semplice amicizia o ruolo di studio poiché si era venuto a creare un rapporto del tutto speciale che ci consentiva di confrontarci su ogni tema, anche extragiuridico.
A tal riguardo voglio ricordare quando Michele, sapendo che mi faceva molto piacere, sottolineava spesso pubblicamente che si considerava anche mio “allievo”: sentirglielo dire o leggerlo nei suoi messaggi mi riempiva d’orgoglio nonostante ciò non fosse del tutto vero.
Proprio in forza della nostra sincera amicizia e del fatto che entrambi provenivamo dalla stessa “Scuola” dello Studio di via IV Novembre n.9, lo spronai ad entrare nel mondo Associativo Forense per porsi al servizio dell’avvocatura, essendo anch’Egli innamorato della nostra professione.
Michele pertanto entrò a far parte del direttivo della Camera Civile di Bologna, venne più volte eletto delegato nei vari Congressi Forensi, rivestì per due mandati la carica di delegato OUA per il distretto dell’Emilia Romagna, dando lustro al nostro Foro.
Sono note le Sue “pillole OUA” con le quali Michele sapeva coinvolgerci nei vari progetti di riforma del codice di procedura civile e nelle Sue “battaglie” per l’avvocatura.
Non posso neppure dimenticare come Michele sia stato capace di farmi apprezzare l’importanza dell’istituto della media-conciliazione di cui è stato un convinto pioniere e forte sostenitore; una delle altre tante doti di Michele era quella di saper prevedere ed anticipare i tempi e trovarsi sempre un passo più avanti rispetto agli altri.

Caro Michele, voglio solo dirti che mi mancano i nostri pacati confronti, i tuoi discreti consigli, la tua classe, il tuo stile, la tua eleganza espositiva, il tuo ironico sorriso… Avrei voluto ancora una volta coinvolgerti in altri e diversi progetti, sentirmi accompagnato dal tuo sapere, passarti il testimone e ripetere insieme a te… in alto la toga!

Ercole Cavretta

La mia conoscenza di Michele è stata in un primo momento di carattere professionale e nell’ambito della politica forense, ma poi, stante la squisitezza della persona, la stessa si è quasi subito trasformata in una sincera amicizia che, purtroppo, la malattia che ce lo ha portato via, non ha permesso di approfondire ulteriormente.
Che dire di un collega, ma soprattutto amico, con il quale era sempre e comunque un piacere ritrovarsi, sia che la circostanza fosse nell’ambito di una riunione della Camera Civile di Bologna – associazione di cui entrambi siamo stati consiglieri per più mandati – sia che la stessa fosse per una più semplice ed informale occasione ludica, quali uno degli innumerevoli pranzi e/o cene a cui abbiamo partecipato insieme non solo per ragioni professionali.
Ma forse il ricordo più vero e profondo che ho di Michele, è quello del Michele quale mediatore, tanto è vero che se attualmente posso pregiarmi anch’io di detta qualifica lo devo in massima parte a lui ed alla passione, e devo dire assoluta capacità, con cui esercitava anche questa particolare attività afferente la nostra professione legale.
Quindi in poche parole un uomo, ancor prima che collega, di cui ho avuto il piacere di apprezzare, in vita, il fine intelletto, la particolare cortesia e, non per ultima, la profonda umanità…ciao Michele, mi mancherai moltissimo!

Pier Francesco Zappoli

Quando penso a Michele, mi torna alla mente una immagine: una tavolata di una decina di persone, un locale sui Navigli con tavoli in legno scuro, bicchieri di birra sul tavolo.
Michele che parla e tutti i commensali in silenzio, con sguardo fisso verso di lui rapiti dalle sue parole.
Michele era così, quando parlava, qualunque fosse l’argomento, catturava completamente l’attenzione dell’interlocutore. Eravamo a Milano in occasione di una delle tante Assemblee nazionali forensi alle quali ho partecipato insieme a lui come delegati del nostro Ordine
Ho incontrato Michele dopo pochi anni dal mio esordio in politica forense… Con la costituzione di Camera Civile e fino alla fine mi ha accompagnata, consigliata ed ispirata. Era un uomo di una cultura invidiabile, dai mille interessi e dotato di una ironia sottile ed acuta.
Un avvocato innamorato della professione ed ispirato da grandi principi, di una grande professionalità.
Un Amico con il quale ho condiviso un lungo percorso nell’associazionismo e nella vita.

Arianna Pettazzoni

Michele era un uomo che viveva con passione gli impegni professionali e di politica forense.
Amava la nostra professione che esercitava con competenza.
Sono stato tra i fortunati destinatari delle sue “pillole OUA”, email che inviava ad alcuni colleghi del nostro Foro nel periodo in cui è stato delegato nell’Organismo Unitario dell’Avvocatura.
Le sue email erano talvolta ironiche, altre volte “battagliere”, mai banali: a testimonianza del suo amore per l’avvocatura, si concludevano spesso con il motto “in alto la Toga!”.
Fu strenuo difensore del ruolo e dell’importanza dell’OUA perché credeva nella necessità che l’avvocatura avesse un ente esponenziale dei suoi interessi politici, distinto dagli organi istituzionali, deputati allo svolgimento dei compiti loro assegnati dalla Legge professionale.
Nel corso della sua esperienza all’OUA si spese molto, non risparmiandosi viaggi in varie città italiane dove si tenevano le riunioni dell’Organismo, convinto di doversi fare testimone, assieme agli altri colleghi delegati, della funzione dell’Organismo.
Ho riletto alcune di quelle “pillole OUA” per scrivere queste righe ed ho ritrovato, fra gli altri, i commenti della commissione di procedura civile, coordinata da Michele, a margine dell’ennesimo progetto di riforma del codice di rito.
Furono redatti in aprile 2015 e vi si leggono affermazioni che condivido pienamente, primo fra tutti il rilievo che è illusorio modificare il rito civile confidando di conseguirne un aumento di efficienza, senza un investimento sull’adeguamento degli organici, sulla loro formazione e sulle infrastrutture tecniche del processo telematico.
Anche alla Camera civile di Bologna Michele ha sempre dato un intelligente contributo di idee ed ha partecipato alle riunioni del consiglio camerale, del quale era un componente, finché ha goduto di autonomia nel movimento.
L’ultima volta che è intervenuto ad una nostra riunione faticava ad articolare le parole e ricorse al suo smartphone per farci sapere come la pensava sugli argomenti in discussione.
Dopo la riunione inviò sulla chat dei consiglieri un messaggio di scuse per avere fatto ricorso allo strumento meccanico, come se dovesse scusarsi della sua malattia, alla quale fece riferimento per la prima volta in modo elegante e indiretto.
Quell’intervento e quel messaggio erano la dimostrazione della fierezza nella lotta contro quel male che stava oltraggiando il suo corpo, ma non aveva ancora domato la sua mente e il suo spirito.
Ciao Michele, ti ricorderemo sempre così, fiero di indossare la toga da avvocato e appassionato difensore delle tue idee.

Pierpaolo Soggia

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