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CF Lab Europa – I fondi europei per gli avvocati: un obiettivo raggiunto

Al termine di questo anno 2018 si concluderà il mandato degli attuali delegati e con esso la mia esperienza in Cassa Forense, alla luce della scelta di non ricandidarmi. Desidero quindi fornire ai Colleghi, a chiusura di questo mio impegno, una panoramica in particolare sul settore del quale da ultimo mi sono direttamente occupata, i Fondi Europei per i liberi professionisti, tema affrontato nell’ambito più generale del cambiamento che ha attraversato e sta ancora attraversando Cassa Forense, per l’adozione di nuove misure di welfare, in un percorso di sempre maggiore avvicinamento ai Colleghi, sino a divenire in questi anni “Casa Forense”.

In questo secondo quadriennio, con la condivisione e l’appoggio del Presidente Nunzio Luciano e con la preziosa collaborazione dei miei “compagni di viaggio”, che ringrazio sentitamente, ho affrontato una vera e propria scommessa: quella dell’estensione ai professionisti, e quindi agli avvocati, della partecipazione ai bandi regionali per l’erogazione dei finanziamenti di cui ai fondi strutturali europei.

L’intuizione, sulla quale si è giocata la scommessa, è stata quella di tentare di aprire una nuova stagione, di avviare un percorso fortemente innovativo, che sensibilizzasse, coinvolgesse e informasse la politica, le Regioni e gli Enti di Gestione e gli iscritti sulle enormi potenzialità che l’estensione anche alle libere professioni dell’accesso ai fondi europei avrebbe potuto consentire, per agevolare una fase di grande transizione e di ritrovato sviluppo nel settore dei servizi professionali. Per rispondere quindi in modo più adeguato e potendo contare sul supporto anche di tali risorse, alle esigenze sempre più pressanti di trasformazione delle professioni tradizionali, per investire nelle competenze e nel loro mantenimento e potenziamento durante tutto il corso della vita lavorativa, per determinare un balzo in avanti sul piano della competitività e della crescita, puntando sulla formazione, sull’organizzazione, sulla digitalizzazione, sulle nuove tecnologie, sulle reti.

E’ quindi stata creata ex novo una Commissione speciale, denominata CF Lab Europa, costituita con il voto favorevole del Comitato dei Delegati, anche se all’atto della costituzione e nei primi tempi di attività vi era a dire il vero molto scetticismo e incertezza sugli obiettivi e sui risultati concreti che la Commissione avrebbe potuto perseguire ed eventualmente ottenere. Ma, come si dice, a volte la fortuna aiuta gli audaci, e all’intenso lavoro della Commissione ha dato una spintarella anche qualche intervento della politica. Andiamo però con ordine.

A inizio 2013 l’Action Plan for Entrepreneurship 2014-2020, approvato dalla Commissione Europea, equiparava con chiarezza i liberi professionisti alle Pmi (Piccole e medie imprese), in quanto soggetti economici, indipendentemente dalla forma giuridica. Potevano quindi accedere ai bandi per contributo a fondo perduto, al credito agevolato e alle garanzie pubbliche. Nel nostro paese, però, tale concezione non aveva mai trovato pratica attuazione, da un lato per resistenze culturali, derivanti anche da una non approfondita conoscenza dei documenti e dei pronunciamenti europei sul punto, dall’altro per una difficoltà degli enti pubblici – nella fattispecie le Regioni e i collegati enti di gestione attraverso i quali i fondi vengono erogati con i bandi – a operare con il mondo professionale, di cui poco si conoscono ancora oggi peculiarità ed esigenze.

La Commissione, partendo da tale riconoscimento, si proponeva quindi di elaborare una panoramica chiara e completa delle opportunità di finanziamento che l’Europa offriva per le imprese e i professionisti, attraverso i programmi a gestione indiretta 2014-2020, finalizzati allo sviluppo e al miglioramento dell’attività e delle competenze; fornire le indicazioni pratiche essenziali per partecipare con successo ai bandi che erogano tali fondi; predisporre “vademecum” informativi e operativi; elaborare ipotesi di bandi mirati sulle esigenze degli avvocati; promuovere protocolli di intesa e/o di accordi di partnerariato ed attività di formazione specifica; realizzare una sezione del sito di Cassa Forense espressamente dedicata all’Europa e ai bandi cui gli avvocati possono partecipare; programmare eventi, nei quali coinvolgere tutta l’avvocatura, per divulgare quanto realizzato e confrontarsi utilmente con gli enti erogatori.

Dal 2014, quindi, la Commissione CF Lab Europa sollevava il tema, del tutto nuovo nell’avvocatura, e lo poneva al centro di una riflessione comune con gli Enti locali, attuando una instancabile opera di informazione, di divulgazione e di sensibilizzazione e realizzando incontri con le Regioni e più in generale con gli interlocutori politici locali. Organizzava eventi nazionali, incontri e seminari di approfondimento e di proposta, e partecipava con i suoi componenti a molteplici convegni sul territorio. Realizzava e diffondeva due Vademecum illustrativi e informativi sulla materia e creava una prima rete di avvocati referenti per l’Europa presso i singoli Ordini e le Associazioni, e da essi designati, formandoli gratuitamente con la partecipazione ad un ciclo di incontri specifici, con professionalità qualificate quali docenti.

In questo quadro, invero di grande attivismo e fermento, si inseriva l’approvazione, da parte del Parlamento del comma 821 della Legge 28 dicembre 2015, n. 208 (c.d. legge di stabilita’ 2016), con la quale, finalmente, si è operata in modo inequivoco l’equiparazione dei liberi professionisti alle piccole e medie imprese, superando una discriminazione – solo italiana – che fino ad allora impediva e precludeva ai liberi professionisti la possibilità di accedere ai fondi strutturali europei. Il sopracitato comma, infatti, stabiliva che “I Piani operativi POR e PON del Fondo sociale europeo (FSE) e del Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR), rientranti nella programmazione dei fondi strutturali europei 2014/2020, si intendono estesi anche ai liberi professionisti, in quanto equiparati alle piccole e medie imprese come esercenti attivita’ economica, a prescindere dalla forma giuridica rivestita”, formalizzando e recependo appieno l’indirizzo europeo.

Successivamente, il c.d. Jobs act del lavoro autonomo,Legge, 22/05/2017 n° 81, eliminava la limitazione alla sola programmazione 2014/2020, estendendola senza termine, e quindi a tutte le successive programmazioni.

Questi fortunati e tempestivi interventi normativi hanno premiato il lavoro della Commissione e consentito di dare maggiore concretezza e incisività alla sua azione. La politica ha finalmente compreso, nella consapevolezza della grave crisi in cui il settore professionale versava, l’importanza che una potente “leva” economica come l’accesso ai fondi strutturali europei avrebbe potuto avere per dare nuova linfa e possibilità di sviluppo agli studi professionali, e come corollario, anche all’aumento del Pil, all’occupazione, all’indotto etc.etc. I dati dell’Avvocatura italiana dimostrano infatti, ancora oggi, che i redditi degli avvocati hanno subito un drammatico calo, e gli studi effettuati a livello europeo hanno evidenziato una crisi strutturale del sistema professionale, che è accompagnata ad una particolare fragilità del mondo professionale nel nostro paese. L’accesso ai fondi europei, però, non è e non deve essere interpretato come un sussidio, ma come una opportunità per tracciare linee evolutive, per una rinnovata progettualità e per modificare noi stessi e l’approccio alla professione. Un cambiamento culturale, insomma, supportato da risorse economiche oggi accessibili, con le quali dare vita a progetti di crescita anche qualitativa dell’offerta di servizi alla clientela; programmare una riqualificazione e riorganizzazione degli studi, anche con ricorso ad organizzazioni più complesse ed articolate delle attuali; sviluppare contesti nei quali potenziare la multi professionalità; apprendere nuovi linguaggi ed aprirci maggiormente ai contesti sovranazionali, con una maggiore mobilità professionale, che è caratteristica già presente nelle avvocature europee con le quali dobbiamo rapportarci, anche in termini di concorrenza.

Soltanto cambiando prospettiva e modo di agire si potranno adeguatamente contrastare rischi presenti anche nel mondo professionale, quali il cambiamento dei modelli di carriera; il mutamento dei modelli organizzativi e delle condizioni di lavoro che ci viene imposto anche da ritmi sempre più elevati e dalle nuove tecnologie; l’obsolescenza rapida delle competenze; l’invecchiamento della popolazione professionale; l’aumento della concorrenza; la soppressione di talune riserve e/o restrizioni; l’emergere di servizi sostitutivi, o comunque di attività che vengono sistematicamente svolte da altri soggetti, pur potendo essere patrimonio di uno studio legale. Occorre avvicinarsi maggiormente, sia pure sotto l’aspetto organizzativo e non già nella sostanza, a modelli di tipo imprenditoriale, che – piaccia o meno – sono anche economicamente più confacenti alla moderna realtà in cui operiamo.

Il successo professionale va infatti visto come un calibrato mix tra capacità tecniche e professionali, ancor più se di elevata qualità; capacità di comunicazione e di marketing; capacità di gestione organizzata; capacità di relazioni interpersonali; capacità analitiche e imprenditoriali.

L’avvocatura italiana quindi deve sviluppare una nuova e ben precisa strategia. Introdurre e perseguire cambiamenti culturali e organizzativi, con forti elementi di innovazione e di sviluppo; investimenti, formazione, informazione, organizzazione e introduzione di nuove tecnologie sono le chiavi per attuare in concreto quel mutamento che la realtà impone e che può restituirci, verosimilmente, anche una migliore qualità di vita professionale e di vita in genere. L’accesso ai fondi può contribuire non poco al raggiungimento di questi obiettivi. La consapevolezza che ci ha guidati è che il presente non è soltanto un momento di crisi, ma la trasformazione di un mondo, che dobbiamo poter affrontare e gestire in modo consapevole, approfittando di tutte le opportunità, anche economiche, che ci vengono offerte.

Oggi il tema dell’utilizzo dei fondi europei da parte dei professionisti è divenuto di generale attualità, e gli obiettivi della Commissione sono stati tutti raggiunti: il panorama è quindi radicalmente mutato, e crediamo, forse anche un po’ presuntuosamente, che anche Cassa Forense e l’attività della Commissione CF Lab ne portino il merito. Le Regioni hanno oramai quasi tutte adottato misure ed emanato bandi in favore dei professionisti e degli avvocati, come si può constatare esaminando le iniziative pubblicate nel portale Europa del sito di Cassa Forense, realizzato dalla Commissione con la preziosa collaborazione dei tecnici e degli uffici di Cassa Forense. Visitando le varie sezioni e pagine del portale è possibile rinvenire ogni dato utile sui bandi regionali, istruzioni e consigli sulla partecipazione ai bandi, normativa e fonti di riferimento e molto di più. L’evento annuale svoltosi a Roma nello scorso mese di giugno ha visto un numero assai consistente di partecipazioni di Assessori, politici e funzionari delle regioni, con l’illustrazione di molte delle misure che sono state adottate e che sono oggi a disposizione dei professionisti e degli avvocati italiani.

Il rapporto Censis 2018, presentato nell’occasione, ha però evidenziato come ancora oggi ci sia una scarsissima conoscenza delle preziose opportunità offerte dai bandi regionali e dall’approccio alle tematiche europee. Occorre quindi che vi sia il massimo sforzo, da parte di tutti coloro che hanno l’onore e l’onere di rappresentare l’avvocatura, nelle istituzioni e nelle associazioni, per svolgere una sempre maggiore attività di divulgazione e di informazione a beneficio dei colleghi.

Non dimentichiamo, infine, che la materia dei fondi può rappresentare anche una preziosa opportunità di lavoro: consulenza alle pubbliche amministrazioni e alle autorità di gestione; contenzioso nascente dalla partecipazione ai bandi, per rigetto delle domande o per problemi di rendicontazione; partecipazione a bandi diretti in qualità di esperti che possono elaborare la contrattualistica che regola le partnership internazionali; consulenza e attività di informazione ai clienti circa le opportunità di loro partecipazione ai bandi, ove spesso le spese di consulenza anche legale sono ricomprese tra le voci finanziabili. Sono solo esempi.

Molto altro ci sarebbe da dire e ancora molto da fare: il prossimo Comitato valuterà se e come far proseguire l’attività della Commissione.

Concludo il mandato con la soddisfazione di aver contribuito a concretizzare qualcosa di tangibile e realmente di utilità per i colleghi. Questa è la migliore ricompensa per una attività di servizio.

Michelina Grillo
Delegato Cassa Forense del distretto di Bologna

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Michelina Grillo