Attività del Consiglio Estratti delibere

Congresso FBE – 6 giugno 2017

In data 1, 2, 3 giugno si è tenuto, presso la città dell’Aia, il Congresso della FBE (Fédération des Barreaux d’Europe), avente ad oggetto il tema “L’avvocato in dialogo con la Corte Penale Internazionale”.

In data 01/06/2017, ad ore 13.30 si è svolta, presso l’Ordine degli Avvocati dell’Aia, la riunione dei Presidenti della Commissione con la Presidenza della FBE. Ad ore 14.30 è seguita la riunione delle commissioni, che ha avuto esito alle ore 17.00.

Ad ore 18.00 è seguito un ricevimento presso Hilton Hotel The Hague e ad ore 20.00 la giornata si è conclusa con un concerto del Presidente con cocktail presso Nieuwe Kerk.

Il giorno seguente, venerdì 2 giugno 2017, ad ore 08.30 ha avuto luogo, presso la sede della ICC (International Criminal Court) l’iscrizione al congresso, che si è svolto presso il relativo prestigioso edificio.

Ad ore 09.00, il Presidente della FBE Ives Oschinsky, ha rivolto ai presenti un cordiale discorso di benvenuto, di introduzione ai lavori congressuali, che si ritrascrive fedelmente.

“La Federazione degli Ordini degli avvocati di Europa sta continuando le sue visite presso le maggiori corti internazionali istituite in Europa.

Dopo la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, protettrice dei diritti umani sotto l’egida del Concilio di Europa, poi la Corte di Giustizia dell’Unione Europea, garante dell’interpretazione e applicazione della legge europea, ora ci riuniamo nel cuore vero della Corte  Penale Internazionale.

Ci incontriamo per un dialogo con questa Corte Universale, uno strumento di pace creato dallo Statuto Romano nel 1998 e successivamente ratificato da 60 Stati nel 2002.

Chi avrebbe mai pensato, pochi decenni fa, che sarebbe stata creata una corte penale permanente per combattere l’impunità dei crimini più gravi: genocidio, crimini di guerra e crimini contro l’umanità?

Dialogheremo con questa Corte e i suoi organi, discuteremo del suo funzionamento, beneficeremo dell’esperienza degli avvocati che esercitano all’Aia, conosceremo il punto di vista dell’Associazione Avvocati della Corte Penale Internazionale, nostra partner nell’organizzazione di questo congresso.

Ogni avvocato del mondo è necessariamente interessato a questa Corte, che, in un certo senso, costituisce la Giustizia del Mondo.

L’Ordine degli Avvocati dell’Aia ha fatto uno splendido lavoro per darci il benvenuto in questa bellissima città e la Federazione ne è molto grata.

Vi auguro un piacevole congresso”.

Il Presidente della FBE ha espresso la propria felicità per l’opportunità di dialogare nel cuore della I.C.C., ringraziando sentitamente il presidente della Corte.

L’occasione è risultata particolarmente gradita in quanto quest’anno ricade il 25° anniversario della fondazione della FBE.

Il Presidente ha definito la Corte come organo di pace, che consente l’esercizio del diritto alla difesa e assistenza per tutte le vittime dei crimini di guerra; crimini rimasti esenti da pena, per troppo tempo.

La Corte combatte l’impunità dei crimini di guerra.

Il diritto al patrocinio delle vittime, è il tema centrale della Corte.

Il Presidente della FBE ha dunque rivolto un saluto alla Presidente della Corte Criminale Internazionale, Fernandez De Gurmendi.

La Presidente si è congratulata con la FBE per avere assunto l’iniziativa del dialogo con la Corte Internazionale, nell’ambito del 25° anniversario e, in generale, per l’attività svolta complessivamente.

La sede permanente dell’edificio rappresenta il carattere permanente della Corte Criminale Internazionale.

Molti avvocati presenti patrocinano le vittime dei crimini di guerra.

Il ruolo della difesa è essenziale per assicurare lo svolgimento di un giusto processo, senza il quale la vittima non può avere giustizia.

Gli avvocati non possono certamente surrogarsi alle prerogative e funzioni che competono agli Stati, ma assicurano il monitoraggio, anche sotto il profilo della correttezza del processo, avanti la Corte Criminale Internazionale.

Oggi è possibile rappresentare tutte le vittime dei crimini di guerra in tutte le parti del mondo.

La Corte Criminale deve potere riporre il proprio affidamento su avvocati di elevato livello e dovrà aumentane il numero per consentire una tutela efficiente e diffusa.

La supremazia della legge, il principio di indipendenza della giustizia e del giusto processo devono essere considerati il fondamento per l’esercizio dell’azione della Corte.

Ha preso la parola il Presidente dell’Ordine degli avvocati dell’Aia, David De Knijf, che ha precisato di avere coltivato gli studi in Italia, a Fiesole, presso l’istituto di studi internazionale.

Avrebbe voluto intraprendere la carriera diplomatica.

Tuttavia, in qualche modo, anche come avvocato, è riuscito ad avere il ruolo di “ambasciatore”, nel senso di rappresentare ufficialmente gli interessi di una categoria, presso altri paesi.

Ha specificato di avere studiato nella biblioteca laurentina che custodisce l’unica copia del codice giustinianeo.

Si è appassionato della storia di questo codice, che ha ricostruito la conoscenza del diritto.

Accursio ha studiato a Bologna e poi venduto il codice per costruire il palazzo.

Questo momento segna l’inizio del riconoscimento giuridico.

Dove una volta sorgevano caserme militari, ora c’è l’edificio di giustizia e pace, rappresentato dalla Corte Criminale Internazionale.

I discorsi di benvenuto sono stati conclusi da David Hooper, Presidente dell’Ordine degli Avvocati della Corte Penale Internazionale.

David Hooper si è congratulato con la FBE ed ha precisato che l’Ordine degli Avvocati presso la Corte Criminale Internazionale, che rappresenta, è stato costituito solo nel 2016.

L’Ordine si propone il fine di rappresentare e tutelare gli interessi di tutti gli Avvocati che lavorano presso la Corte Criminale Internazionale.

La nascita dell’Ordine ha suscitato perplessità negli Ordini territoriali, con i quali si sono tenuti diversi incontri.

David Hooper ha espresso il proprio orgoglio per essere a fianco, con un Ordine che è costituto solo da un anno, alla FBE, che invece festeggia la ricorrenza di 25 anni dalla sua costituzione.

Ha preso la parola Amadie Ba, per trattare il primo argomento del Congresso dal titolo “Introduzione al ICC, i propri organi e le attività correnti”.

Amadie Ba svolge la propria attività presso l’ufficio del Procuratore, dal mese di marzo del 2008.

Ha conseguito la laurea in Senegal e ha lavorato con progetti sullo stato di diritto nei paesi in via di sviluppo.

Svolge, altresì, la propria attività presso la Corte Suprema del Senegal ed è distaccato in Corte Criminale Internazionale Politica Penale dell’Ufficio del Procuratore.

Sulla base dello statuo di Roma, la giustizia penale richiede la raccolta di elementi di prova e di informazioni per istruire i procedimenti.

L’ufficio ha tre divisioni.

La prima è costituita da investigatori ed analisti.

La seconda si sostanzia in unità procedimenti: sostituto procuratore per l’attività di udienza.

La terza è la divisione cooperazione.

L’ufficio deve cooperare con le autorità criminali locali, non avendo alcun potere coercitivo nell’ambito delle funzioni tipiche della ICC.

All’inizio del procedimento c’è un Integrity Team, squadra integrata, composta da avvocati, consulenti ed investigatori.

Viene definita la strategia in relazione agli indizi raccolti e poi viene redatto un piano di cooperazione.

Il risultato è presentato al procuratore e Comitato Esecutivo (8 membri sottoposti al Presidente).

Lo statuto di Roma stabilisce che occorre occuparsi di crimini gravi (da individuare) e poi trarre a processo i responsabili al massimo livello.

Lo scopo è avere elementi sufficienti per assolvere l’onere della prova.

Al fine di procurarsi validi elementi, occorre svolgere una indagine puntuale e approfondita; si indaga alla base per giungere al vertice della piramide di responsabilità.

Ci vuole un piano.

La finalità è arrivare ad arrestare il livello intermedio, per poi giungere al vertice.

Viene condiviso e diffuso un documento circa il modus operandi.

La Corte Criminale Internazionale ha una competenza complementare, nel senso che interviene solo se l’azione locale risulta inidonea.

Preventivamente si opera per sollecitare l’azione locale, non intendendo, l’attività della Corte, surrogarsi alle funzioni tipiche della giurisdizione nazionale; anzi si collabora in ogni modo possibile con essa.

Solo in seguito si agisce direttamente.

Secondo la tipologia di crimine, si attuano scelte di carattere prioritario, per tutelare specialmente donne e minori.

La fase preliminare di indagine si caratterizza per assenza di pubblicità, come nei casi che riguardano i crimini in Nigeria, Boko Aram, Ukraina. La Corte deve, principalmente, valutare se i crimini sono di propria competenza e se ci sono indagini avviate.

Qualora debba essere rispettato il principio di complementarietà, la Corte non agisce, ma limita la propria attività ad un costante monitoraggio, nell’osservanza dell’art. 17.

Qualora vi siano profili di dubbio, i giudici della Corte decideranno se procedere ulteriormente.

Nel caso Colombia – FARCC la Corte controlla se ci sono amnistie, laddove non risulta una situazione conforme ai trattati.

La Corte, in alcuni casi, potrebbe anche altrimenti sostituirsi alle autorità locali.

Il Relatore ha riportato vari esempi singoli su arresti, complementarietà, controllo, cooperazione.

Si cerca accesso al diritto con la giustizia o con il Ministero di Giustizia: si chiedono documenti per “assistenza giudiziaria”.

In altri casi si verificano semplici notifiche ad un team di indagini preliminari.

Le squadre di indagine sono dispiegate anche in zona di crisi e pericolose, a volte anche molto.

La Corte Criminale Internazionale opera con successo quando non deve solo istruire casi, ma quando si deve assicurare che l’azione dovuta sia svolta dagli stati.

Caso Bashir – Darfur.

Nel luglio del 2008 al Bashir è stato accusato di genocidio, crimini contro l’umanità e crimini di guerra nel Darfur.

Il Tribunale ha emesso il 04/03/2009 un mandato di arresto per Al–Bashir per crimini contro l’umanità e di guerra, ma ha poi stabilito che non vi erano prove sufficienti per perseguirlo per genocidio.

Al-Bashir è il primo Capo di Stato mai incriminato dalla Corte.

Bashir ha negato tutte le accuse, aggiungendo che “non valgono l’inchiostro con cui sono scritte”.

Molti stati africani si rivolgono direttamente alla Corte Criminale Internazionale affidando direttamente i casi.

È necessaria collaborazione tra avvocati (civilisti e penalisti) ed istituzioni della Corte Criminale Internazionale.

È intervenuto Marc Dubuisson, direttore divisione dei servizi giudiziari della Cancelleria, ICC, per ringraziare la FBE, auspicando un dialogo maggiormente continuo e più stretto fra le due istituzioni.

Un caso: Avvocato convocato dalla sera alla mattina: “Venga, e si porti il passaporto!” Arrivati il giorno dopo nel Congo Orientale, senza assistenza. Era una richiesta ex art. 59 di fornire un avvocato a persona sospetta, poi sono rientrati in due giorni.

Registro o Albo è diverso dall’Albo Nazionale; per poter lavorare in Corte Criminale Internazionale serve collaborazione dello Stato.

Si occupano di richieste di documenti (ad esempio, presso ONU), in dialogo con la difesa, per cercare la documentazione, spesso con risposte frustranti.

Frequentemente i documenti vengono negati, alle parti come ai Tribunali. Serve Collaborazione speciale e specifica. Occorrerebbe che l’Ordine presso Corte Criminale Internazionale avesse uno statuto giuridico più preciso e forte, per poter avere poteri autonomi maggiori.

Devono anche occuparsi di trovare il luogo opportuno per il processo, onde evitare che l’imputato possa sottrarsi.

Anche le Pubbliche relazioni sono molto regolate. Le immagini del processo possono dare indebita pubblicità agli accusati, a loro indebito vantaggio.

Spesso persone parlano di crimini efferati come nulla fosse (esempio caso ex Yugoslavia con stupri nelle scuole).

Qui si devono proteggere i testimoni tanto della accusa quanto della difesa.

Alle volte il semplice esporre i nomi delle parti alle polizie locali rischia di metterne in pericolo la vita.

Il relatore dirige anche il centro detenzione.

Molti avvocati non hanno capito cosa vuol dire. C’è la possibilità di escludere l’audio di testimonianza, però alcuni procuratori possono avere accesso.

Quali registrazioni possono essere usate?

Regole molto complesse lo stabiliscono.

Problema linguistico: i paesi possono chiedere il processo in lingua: 22 lingue per la comunicazione, 6 lingue ufficiali per gli scritti e 2 lingue di lavoro.

Lingue dei testimoni; i processi vengono tradotti in 4/5 lingue in contemporanea. La comunicazione diretta è difficile, nonostante la traduzione simultanea.

L’ufficio di assistenza Giuridica per l’accusa della Corte Criminale Internazionale è importantissimo, ma rimane una delle sole 22 strutture della Corte.

È seguita pausa caffè.

Puntualmente, ad ore 11.15 è seguito il pannello dal titolo:

Deontologia di fronte all’ICC, il codice di condotta per consigli, la conciliazione di dispute nelle aule giudiziarie, questioni disciplinari e di riservatezza di fronte alla corte, il ruolo degli ordini locali e nazionali e il ruolo dell’ICCBA

Moderatore della sessione è stato Pascal Vanderveeren che ha introdotto l’argomento sostenendo che l’Avvocato è condannato alla eccellenza quando tratta casi così delicati davanti alla Corte Internazionale.

L’avvocato deve eseguire la propria attività professionale per rendere il massimo della prestazione.

L’avvocato opera in una catena dove ciascun anello dipende dall’altro.

Il moderatore ha precisato di occuparsi di disciplina forense.

Anche la ICC ha a che fare con problemi di natura deontologica.

Il suo ufficio si occupa di fare incontrare regolarmente gli avvocati che si occupano di casi avanti la ICC (la prossima occasione sarà a Norimberga nella sala del noto processo).

Sarà dunque adottato formalmente il codice deontologico degli avvocati della Corte Criminale Internazionale e saranno definite le linee guida per le indagini internazionali.

David Hooper, Presidente dell’Ordine degli Avvocati della ICC ha preso la parola per augurare un proficuo incontro nella fase dell’argomento da trattare.

È quindi intervenuto Ernsti Van Win, avvocato presso l’Aia che ha riportato il seguente caso.

Un avvocato Olandese fu accusato di non essere stato abbastanza indipendente, per essere diventato troppo “amico” e “corriere” del suo assistito.

Prima mancava l’art. 16 in Olanda, relativo all’indipendenza; ciò aveva valenze negative nella connotazione internazionale.

Vi erano anche avvocati inglesi che lavoravano nei casi crimini ex-Yugoslavia.

I legali erano accusati di aver violato certe disposizioni; l’accusa da parte dei giudici è stata contestata davanti all’Organo disciplinare che, invece, ha riconosciuto la correttezza del loro comportamento.

Le accuse, infatti, si sono rilevate infondate.

Milosevic voleva difendersi da solo; era un avvocato assegnato d’ufficio nonostante la sua volontà. Milosevic era accusato di aver agito contro gli interessi dell’assistito, e di aver violato le norme sulla difesa.

Il consiglio di disciplina ha stabilito che l’avvocato si era comportato correttamente.

Si ritiene servano specifiche norme deontologiche per avvocati che si occupano di Corte Criminale Internazionale.

Sono state le uniche questioni sollevate.

Ci sono quindi norme specifiche per i processi internazionali.

Le regole deontologiche degli avvocati della Corte Criminale Internazionale non abrogano le norme dei codici ordinari.

È intervenuto Vincent Asselineau, avvocato presso l’Ordine di Parigi.

Egli opera dal 2002, quando non c’erano regole speciali.

Avvocati Corte Criminale Internazionale hanno fatto un regolamento e poi un codice deontologico specifico. Molto semplice, ma completo. Di radice europea e quindi non rivoluzionario.

L’art 4 del cod. deontologico afferma che esso non contraddice quello ordinario, e si riferisce a coloro che lavorano avanti Corti Internazionali.

Il Codice prevede disposizioni specifiche per una procedura molto particolare.

Art 8: proteggere le vittime ed i testimoni: non si può rivelarne l’identità se non con l’autorizzazione della Corte.

C’è una apposita Commissione che si occupa delle varie accuse di violazioni deontologiche in ambito Corte Criminale Internazionale.

La procedura è la seguente.

L’esame preliminare delle accuse mosse ad un avvocato viene svolto da un commissario, il quale porta i risultati al comitato di disciplina, costituito da 3 avvocati (2 eletti da avvocati in lista CPI, il 3° proviene dall’albo in cui è iscritto l’avvocato accusato, con funzione di collegamento e spiegazioni delle norme dell’ordine di origine).

Si possono sentire testi ed acquisire documenti, e l’avvocato può essere difeso da un Collega.

La decisione diviene definitiva entro 30 giorni dalla sua pronuncia. Il Comitato d’Appello è costituito da 5 unità (3 Giudici della Corte Criminale Internazionale e 2 avvocati). Vi è forte critica circa i criteri della composizione, con maggioranza di giudici, oltretutto ancora in carica; se fossero ex Giudici sarebbe assai meglio. Dopo una sentenza contro un avvocato, potrebbero, infatti, essere ricusati.

Mai riunito, però, finora il comitato d’appello, quindi il problema per ora è solo teorico.

Le procedure davanti la Corte Criminale Internazionale sono molto complicate, e quindi anche le regole vanno valutate diversamente rispetto a come farebbe l’Ordine di origine.

A volte l’ordine di origine attende l’esito della procedura speciale (e penale, se c’è).

Anche la segreteria e le camere adottano decisioni coercitive che possono interessare anche l’avvocato.

È la segreteria che redige la lista dei consulenti avanti la Corte Criminale Internazionale: è lei che decide se accreditare o meno un Avvocato in base ad un curriculum, etc.

E può anche cancellarli ritenendo il venir meno dei requisiti, mediante una procedura non disciplinare.

Anche la Corte può condizionare il lavoro degli avvocati: ad esempio con una ordinanza che pretende una comunicazione scritta con documenti in termini irragionevolmente brevi.

Quello dell’indipendenza degli avvocati gestiti dalla segreteria costituisce un problema rilevante.

Ha nuovamente ripreso la parola David Hooper, che ha accennato al primo caso avanti alla ICC (Katanga) nel 2005. L’ordine avvocati ICC nasce invece nel 2016.

Qual è la funzione degli Ordini? Proteggere gli avvocati e rappresentarli, e formarli, in funzione della tipologia di attività professionale.

Difensori degli accusati e delle vittime.

La posizione della difesa è critica davanti alla Corte Criminale Internazionale, deve essere alzata la voce sulla funzione dell’avvocato avanti Corte Criminale Internazionale.

C’è tensione tra difesa delle vittime e degli imputati.

Il procuratore diviene troppo implicato in quella che è la sua indagine, lo scopo del difensore è cercare attivamente le prove a favore dell’accusato.

Per l’avvocato che lavora qui è più importante conoscere cosa significa essere avvocato e difensore che non conoscere le norme internazionali.

Problema delle remunerazioni. I casi sono importanti, lunghi e costosissimi.

Vi sono più di settecento avvocati iscritti all’albo, di cui metà con effettiva esperienza.

L’iscrizione all’ICCBA non è vincolante. Non c’è controllo sul processo disciplinare. Si assiste chiunque ne abbia bisogno.

ICCBA protegge ed aiuta i membri, interessi degli accusati e delle vittime. Serve accesso sufficiente ai fascicoli. Controllo sulle procedure.

C’è la tentazione di accelerare i processi basandosi solo su parte dei testi. Invece vanno sentiti tutti, e tutti in Tribunale.

E la tentazione di tagliare è forte in Corte Criminale Internazionale.

Formazione professionale: c’è solo un polacco e due sudamericani. Serve più gente da diversi posti e comunità.

La difesa gratuita: servono fondi per la difesa e ci sono grossi problemi.

Il compenso è stato unilateralmente tagliato del 40% nel 2012

147/milioni di bilancio. Il 40% va all’accusa, mentre solo il 3% alla difesa gratuita.

C’è un forte invito a fare pressione ed iscriversi all’ICCBA.

Ad ore 13.15 è seguita una breve pausa pranzo e i lavori sono proseguiti ad ore 14.00 con il seguente pannello.

Esperienze pratiche: Problemi pratici per la difesa di fronte alle corti penali internazionali: conduzione di indagini in zone di guerra, scoprendo e contribuendo ad una nuova procedura, la gestione del supporto legale, le relazioni con gli organi deputati ai problemi di patrocinio, lavoro con file digitali (sistema a gestione elettronica del tribunale e-court).

Moderatore della sessione è stato Alphons Orie, il quale, dopo un breve cenno di saluti cordiali, ha passato la parola a Lawrie, avvocato presso ICC.

Descrive le specifiche abilità dell’avvocato che si interfaccia con la Corte Criminale Internazionale.

Caso Abdallah Banda (Sudan) se ne sta occupando ora, attacco contro una base africana del 2007.

Tre accuse, l’avvocato ha visitato la scena del crimine: problema della spontaneità dei testimoni: poco alla volta il controinterrogatorio rende l’idea. Ma la scena del crimine è spesso difficile da raggiungere e, di frequente, anche se la situazione è passata, ci sono ancora condizionamenti.

Nel Darfur, ad esempio, non si possono interrogare i testimoni, perché il Sudan ha smesso di collaborare con la Corte Criminale Internazionale, ora apertamente osteggiata.

Nel caso Banda la sicurezza impedisce di andare, ma il collegio di difesa vorrebbe, dovendosi diversamente arrangiare senza alcun tipo di indagine.

Caso Katanga: anche in questo caso molti problemi; mancanza di autorizzazione ad andare sul posto per persistenza di conflitti.

Solo pochi testimoni sentiti, ma non sul posto, sempre fuori dal Sudan. Anche a sentire il testimone per telefono satellitare lo si mette in pericolo.

Anche la richiesta di far attraversare confini di guerra ai testi li espone a grandi pericoli.

Problema: l’accusa può spendere assai per portare i testi in luoghi neutrali e sicuri, cosa che la difesa non può fare: c’è un forte sbilanciamento.

Poi nessuna garanzia circa la presentazione del testo.

Spesso l’accesso ai documenti non è garantito. Non è possibile la visita al luogo, non vi è possibilità di parlare ai testi e nemmeno possibilità di accedere ai documenti. In tal modo è difficile esercitare la funzione difensiva.

Informazioni troppe volte riservate a base delle accuse, e rivelate solo alla fine alla difesa. Non c’è modo e tempo per organizzare indagini della difesa.

Ancora le risorse economiche: la situazione per le difese è difficile. Solo 3,2% del bilancio va al patrocinio gratuito.

Ha preso la parola l’Avv. Langsed proveniente dalla Mongolia, che ha trattato dell’art. 67, che riguarda il diritto degli imputati.

Nella ICC si consente alle vittime di partecipare al processo e di essere rappresentate da una difesa.

Le vittime possono essere rappresentate da difensori esterni, ma anche dall’apposito ufficio interno.

A volte le richieste sono migliaia.

Ufficio creato dai Giudici del Tribunale in base all’art 81 del regolamento della Corte.

Con la nomina del tribunale si rappresenta direttamente la vittima, con obbligo di rispetto del codice deontologico.

Si dà supporto giuridico, anche al difensore esterno.

L’ufficio è indipendente, pur facendo parte amministrativamente della segreteria della Corte Criminale Internazionale.

Rappresentanza delle vittime. Quali sfide?

Prospettiva unica: le vittime sono spesso tantissime. Nel caso Kenia 2 c’erano 600 vittime rappresentate.

Altro caso con 1500 vittime, e 70 accuse.

  • comunicazione con le vittime. Diventa grande sfida, per lontananza e difficoltà, esattamente come per difese criminali ma col problema del numero.

A volte si presentano all’Aia in grande numero, ed è difficile ascoltarli;

  • anche la comunicazione formale di atti della procedura diventa una sfida.

Spesso le vittime non capiscono nemmeno come il sistema giuridico possa funzionare.

C’è grande difficoltà, serve un ruolo molto attivo ma che affronta grandi problemi.

Lo speaker riferisce che un numero crescente di vittime partecipa alle procedure: bisogna fare in modo che i Giudici non solo riconoscano i colpevoli dei crimini, ma anche le vittime!

È intervenuto Estevan Peralta Losilla, Capo della sezione supporto alla difesa d’ufficio presso la ICC.

Il relatore ha precisato di dovere dare tutta la assistenza alla difesa d’ufficio.

Ha precisato, inoltre, che tutti gli avvocati presenti sono lì per aiutare chiunque abbia diritto ad un avvocato.

Sospetti ed accusati ma anche i testi che rischiano di autoaccusarsi.

Il diritto della difesa è così reso più effettivo.

Questo ufficio deve garantire la indipendenza professionale dei vari consulenti.

L’accesso alla professione è regolato dalla segreteria della Corte Criminale Internazionale.

L’avvocato è figura che può mettere a disagio gli altri.

Quando una ONG ha scopo di aiutare le vittime, a volte dimentica il diritto della difesa.

Ancora problemi del ristretto bilancio della difesa gratuita, assai ristretto anche riguardo a quello della accusa.

La difesa deve avere mezzi ragionevolmente necessari a tutelare i propri clienti (art 67 regolamento).

C’è burocrazia inevitabile.

L’imprevedibilità dei casi rende tutto ancora più difficile.

Ma anche imprevedibilità giuridica: la Corte può alterare la classificazione dei fatti, ma la fase dei risarcimenti è delicata. Nessun regolamento entra direttamente in gioco.

Le vittime, possono partecipare a tutte le udienze? Certamente anche riservate o a porte chiuse. Non ci sono regole precise.

Ci vuole molta flessibilità, anche nella composizione delle equipe difensive.

È intervenuto Xavier-Jean KEITA, primo avvocato, ufficio del pubblico patrocinio per la difesa ICC.

Il relatore ha precisato di avere lasciato il lavoro “tradizionale” per diventare avvocato presso la Corte Criminale Internazionale.

Originario del Senegal, ancora oggi sussistono notevoli differenze culturali e di vedute fra EU occidentale e Senegal in tema di deontologia.

C’è ancora molto da fare per la protezione dei testimoni e delle vittime.

Si cerca di garantire la parità di trattamento tra difesa ed accusa, pur nella grande disuguaglianza delle risorse economiche.

Sfida culturale dell’avvocato difensore d’ufficio davanti a Corte Criminale Internazionale, spesso visto come ostacolo alla repressione dei crimini, anche se fa solo il suo lavoro necessario.

Ancora litigi e contrasti di bilancio per le risorse di difese, di uffici indipendenti nella funzione ma incardinati nell’amministrazione quanto a retribuzione.

L’ufficio riceve frecciate perché pagato dall’istituzione, ma veramente non hanno direttive e sono liberi nel scegliere la linea difensiva.

Lo stesso si potrebbe dire dei giudici.

Necessità di cambiare l’art 70 dello statuto di Roma, inerente ai reati contro l’amministrazione della Giustizia: devono essere trattati da organo indipendente.

Ad ore 16.00 è seguito coffee break.

È seguito il pannello dal titolo: Risultati dell’ICC e di altri tribunali, aspettative per il futuro (Sfide affrontate dall’ICC, complementarità attiva e sviluppo di corti internazionali specializzate e corti penali speciali miste)

Ha preso la parola Ian Edwards, avvocato dal 2009; ha precisato di avere esercitato attività professionale presso il Tribunale per il Ruanda, Libano e ex Jugoslavia.

Cita esperienze di vittime che, al processo, hanno dichiarato di sentirsi finalmente all’altezza di chi li aveva torturati, e dunque è importante la partecipazione delle vittime al processo.

Le sfide odierne all’ICC. Quale avvocato difensore per natura ha sentito con interesse le grandi sfide che un avvocato deve tuttora affrontare di fronte alla Corte Criminale Internazionale.

  1. credibilità della Corte Criminale Internazionale
  2. legittimazione della Corte Criminale Internazionale
  3. gestione di Corte Criminale Internazionale
  4. credibilità

Il Tribunale funziona come mai in passato: già 23 casi dalla creazione sono iniziati.

Solo 6 sono divenuti veri processi, completati e 3 in corso.

I risultati concreti finora sono stati comunque limitati.

Il successo si misura anche coi casi presentati, al contrario di quanto detto dal relatore del mattino. Questo incrina la credibilità.

La percezione pubblica. Un budget di 147 milioni di euro. E ciononostante la difesa è finanziata troppo poco.

La percezione che questo Tribunale abbia uno staff troppo alto per i risultati è assolutamente possibile.

Ci sono qui 3 Corti, ma non tutte funzionano come tribunale. I tre casi devono organizzarsi per utilizzare due delle tre sale disponibili. I risultati per il relatore sono stati insufficienti.

Nove persone condannate: ma cinque su nove reati contro l’amministrazione della giustizia che prevede, quali sanzioni, le multe.

Percezione che si occupi solo di casi africani. Forse non vero ma così è percepito.

Il caso KENIATTA; è stata sconfitta per la Procura: abbandonato per mancanza di prova.

I casi vengono influenzati anche dalla prospettiva politica. I vincitori di un conflitto saranno difficili da perseguire.

La realpolitik influenza troppo pesantemente la scelta dei procuratori e dei processi.

Problemi di finanziamento da parte degli stati membri. E’ folle la contribuzione!

Ultima considerazione: aderite a ICCBA!

È intervenuta Kate Gibson che ha paragonato i costi col costo dei Tribunali speciali per ex Jugoslavia o Ruanda.

Esperimento del processo in Cambogia processo ai Khmer Rossi: il presidente era uno di loro ed ha minacciato di reazioni se ci fosse stato un processo contro i Khmer.

La percezione di processo è una farsa.

Poche condanne a poca cosa.

Processo Habrè, Ciad, spostato in Senegal: condannato.

Processo modello. Veloce e poco costoso. Ma con poco tempo ed un sacco di supporto tecnico. Caso fortunato, esempio di efficienza.

Deve essere questo il modello? Repubbliche centroafricane hanno posto regolamenti per indagini criminali di guerra.

Corte Criminale Internazionale fa da collegamento fra mondo occidentale e questi stati.

Indagini fatte in loco.

Protocollo di Marborogh con African Court of human and people rights. Protocollo giuridicamente errato, e non si è mai riuscito ad attivarlo.

Corte Criminale Internazionale deve essere legittimata a trattare casi con lo status quo, ci sono grandi aree di impunità.

Da ultimo ha preso la parola Nicole VOGELENZANG, Pubblico Ministero in Crimini Internazionali, Rotterdam paesi Bassi.

Spiega il funzionamento della Procura Olandese per la repressione di reati internazionali per crimini.

Giurisdizione universale e repressione dei crimini internazionali.

È un ufficio della procura Olandese, (non di Corte Criminale Internazionale) 2 uffici nazionali per repressioni dei delitti internazionali. Solo 2 procuratori hanno istruiti 8 casi arrivati in Tribunale, con 7 condanne.

Una legge del 2003 sui crimini internazionali, casi commessi prima del 2003.

Illustra la generale competenza, che non ha prescrizione per questi reati che sono difficili da istruire, e non c’è certezza che si troverà abbastanza prova, ma è necessario provarci comunque.

Si illustrano le difficoltà, tra possibili influenze delle autorità, e spesso il lungo tempo trascorso.

Difficoltà di reperire gli archivi.

Difficoltà per differenze culturali tra investigatori e testimoni.

Problema protezione testimoni.

La sessione si è conclusa ad ore 17.38 con le dichiarazioni conclusive.

È seguito il previsto Gala Dinner presso il Grand Hotel Amrath Kurhaus.

Il giorno seguente si è tenuta, presso Hilton Hotel The Hague, ad ore 10.00, il forum dei Presidenti e, ad ore 11.00 è seguita la assemblea Generale, con il seguente programma:

11.00           Opening

Roll call of those present

Admissions and resignations

Approval of the minutes of the Luxembourg General Assembly (Oct. 2016)

11.10             Report of the Secretary General

11.15             Report of the Treasurer for the financial year 2016

Report of the Auditor

Approval of the accounts to December 31st 2016

11.30             Elections for the uear 2017 / 2018

  • Election of the President: Sara Chandler QC hon. (Westminster & Holborn UK)
  • Election of the First Vice-president: Michele Lucherini (Lucca IT)
  • Election of the Second Vice-president:
  • Silvia Giménez-Salinas Colomer (Barcelona ES)
  • Susanne Stern (Celle DE)
  • Izabela Konopacka (Wroclaw PL)
  • Election of the Secretary General: Charles Kaufhold (Luxembourg)

12.00             Reports of the Presidents of the Commissions

12.45             Declaration of Marrakech and resolutions

13.00             Presentation of the London Intermediate Meeting (9-11 Nov. 2017)

13.05             Presentation of the Bologna General Meeting (17-19 May 2018)

13.10             Farewell address of the retiring President

13.15             Closing speech of the new President

End of the General Assembly.

Informazioni sull'autore

Federico Canova