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Ricordo di Stefano Rodotà

Stefano Rodotà, nato a Cosenza il 30 maggio 1933 e morto a Roma il 23 giugno 2017, è stato un giurista e un uomo politico fra i più importanti degli ultimi cinquanta anni.

Laureatosi alla Sapienza di Roma nel 1955 con una tesi assegnatagli da Emilio Betti, ben presto è diventato assistente di Rosario Nicolò. A trenta anni era già professore ordinario, insegnando diritto civile nelle università di Macerata, Genova e Roma la Sapienza. Il diritto privato e civile e il diritto costituzionale sono stati costantemente oggetto dei suoi studi. Già una prima sua opera sul diritto di proprietà (“il terribile diritto” dal titolo di un suo famoso saggio giovanile), ha suscitato l’interesse della generalità dei giuristi. Alla fine degli anni Sessanta è stato fra i fondatori della rivista Politica del diritto. Profondamente garantista, ha sempre criticato, già dai tempi del terrorismo, le leggi e le prassi eccezionali.

Dopo essere stato iscritto al Partito radicale, ha rifiutato nel 1979 la candidatura al parlamento di tale partito, accettando invece quella del PCI, che lo ha inserito nelle sue liste come indipendente. Del gruppo parlamentare della Sinistra Indipendente è diventato presidente nel 1983. Ha aderito nel 1989 al Partito democratico della sinistra, di cui ha presieduto il consiglio nazionale fino al 1992. Nel 1994 e tornato all’insegnamento universitario.

Il suo impegno culturale e politico, che ha spaziato nel campo di tutti i diritti, non si e però interrotto, anzi si è intensificato. Così, fra l’altro, ha partecipato alla stesura della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Unione Europea (Carta di Nizza) e ha assunto un rilevante numero di importanti incarichi di rilievo istituzionale (fra questi, quello di Garante della privacy).

Candidato alla elezione del Presidente della Repubblica nel 2013, votato dal Movimento 5 Stelle, da Sinistra Ecologia e Libertà e da alcuni parlamentari del Pd, alla settima votazione ha avuto 127 voti, contro i 738 di Giorgio Napolitano.

L’ultimo saluto a Rodotà, il 26 giugno, all’università La Sapienza di Roma, si è concluso, sulla scalinata della facoltà di giurisprudenza, con un applauso interminabile, lungo venti minuti quasi a voler allontanare il distacco, con il canto di Bella ciao, e con il coro scandito Presidente, Presidente.

Stefano Rodotà ha contraddistinto la sua vita per essere stato un raffinato giurista, pronto a battersi in prima persona per l’affermazione dei diritti della persona; grande esperto di diritto civile e diritto costituzionale, egli in particolare si è sempre concentrato sullo studio, e sulla affermazione, delle parti del diritto più innovative e nello stesso tempo assertive dei diritti fondamentali della persona.

Il principio di uguaglianza, il rispetto della persona e della sua dignità, dei suoi caratteri fondamentali che ne determinano la identità e riconoscibilità sociale; e così il diritto alla libertà personale, alla riservatezza, al trattamento adeguato dei propri dati personali sensibili, il rispetto e la uguaglianza delle persone a prescindere dal loro orientamento sessuale, il diritto di poter decidere coscientemente e liberamente della propria vita.

Coniugava una forte e militante spinta verso la evoluzione e la modernizzazione del diritto, e dei diritti, con il rispetto rigoroso dei principi fondamentali della Costituzione.

Tutto sempre in una cornice ed in una prospettiva europea (“dall’Europa dei mercati all’Europa dei diritti”).

Ha sempre chiamato tutti noi alla difesa collettiva e condivisa dei diritti fondamentali della persona in tutte le sue condizioni personali e sociali: “il codice di questa impresa ha un nome, e si chiama politica. I diritti diventano deboli quando diventano preda di poteri incontrollati, che se ne impadroniscono, li svuotano e così, anche quando dichiarano di rispettarli, in realtà vogliono accompagnarli a un malinconico passo d’addio. I diritti, dunque, diventano deboli perché la politica li abbandona. E così la politica perde se stessa, perché in tempi difficili, e tali sono quelli che viviamo, la sua salvezza è pure nel suo farsi convintamente politica dei diritti, di tutti i diritti».

Personalmente Stefano Rodotà ha da sempre costituito un “faro”, un punto di riferimento cui rivolgermi per capire la realtà in cui mi trovavo, la lettura precisa (e nello stesso semplice come sempre risultano le analisi da parte delle persone che hanno grande cognizione delle questioni che affrontano) degli scenari politici, giuridici e sociali in cui negli anni mi sono trovato, nel mio piccolo, a vivere e lavorare.

Sergio Palombarini

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Sergio Palombarini