Tra il serio e il faceto

Lo scontrino parlante

Continua la saga del Cliente Ideale ideata e scritta dal nostro collega Federico Alzona che, oramai, è un ospite fisso della nostra rivista; questa volta il protagonista è alle prese con le anticipazioni di causa a fronte delle quali il tabaccaio gli ha rilasciato una misteriosa ricevuta denominata “scontrino parlante”…

L’avvocato era appena uscito dalla tabaccheria dove aveva speso i suoi ultimi soldi, naturalmente anticipati per il Cliente Ideale che non aveva tempo per portarli in studio. Poi faremo i conti, gli aveva detto il Cliente Ideale, ma intanto le tasche vuote erano quelle dell’avvocato mentre quelle del Cliente Ideale tracimavano di banconote. Le aveva piene, quelle tasche, anche troppo. Fin qui niente di nuovo, tutto nella norma. Per il Cliente Ideale era già una grande concessione promettere all’avvocato che “un giorno” (non il giorno dopo o il primo giorno della settimana prossima, ma solo “un giorno”, vaga e vana promessa che si sarebbe perduta nel tempo) avrebbero regolato i conti, cioè gli avrebbe restituito i soldi anticipati per lui.

Per l’avvocato, oltre alla quasi povertà frutto di questa disdicevole abitudine ormai consolidata, esisteva sempre la speranza di incontrare, anche solo per caso, il Cliente Ideale e ricevere da lui qualche quattrino dato già per perso. Due situazioni molto diverse ma che avevano una logica e, soprattutto, un equilibrio che l’avvocato non voleva rompere, temendo chissà quali conseguenze, come se potesse andare peggio di così. Comunque sia, l’avvocato aveva in tasca, al posto dei soldi anticipati per il Cliente Ideale, un foglietto di carta che il tabaccaio aveva definito, quasi si trattasse di una magia, “scontrino parlante”. Come sono cambiati i tempi, pensò l’avvocato, solo qualche anno fa, oltre ai cristiani, parlavano solo i pappagalli, oggi anche gli scontrini. E così, un po’ per curiosità e un po’ per non pensare al suo stato di assoluta indigenza a causa della prepotenza del Cliente Ideale, l’avvocato iniziò la sua conversazione con lo scontrino parlante.

Parlarono del più e del meno, di come andavano le cose per gli avvocati e per gli scontrini, tutti e due vittime di una burocrazia eccessiva, tanto che aveva dato la parola anche agli scontrini mentre prima potevano tacere e solo fare parte della silenziosissima contabilità, della situazione in Tribunale e in tabaccheria, insomma un classico dialogo tra un avvocato e uno scontrino parlante. Lo scontrino parlante era molto educato e si premurò di chiedere all’avvocato come stavano la moglie e la figlia, come se le conoscesse e gli importasse effettivamente qualcosa di loro. Ma forse ne importava davvero, lo scontrino parlante sembrava avere un’anima e una certa raffinatezza oltre ad una profondità di pensiero che colpì molto l’avvocato.

Ragionava di diritto e di bolli meglio dell’avvocato che, pure, viveva in quella trincea da molti anni, sotto i bombardamenti. Conosceva i giudici e i colleghi del luogo meglio dell’avvocato che li frequentava tutti i giorni che Dio mandava in terra, anche le domeniche quando li incontrava in bicicletta o sui colli a camminare o a correre e si finiva di parlare di diritto anche nelle conversazioni di tutte altre faccende. Conosceva, chissà come, anche il Cliente Ideale. E raccontò che un giorno era andato in tabaccheria per comprare una marca da bollo ma poi si era fermato ed era uscito di corsa, lasciando detto che l’avrebbe pagata il giorno dopo il suo avvocato. Si, si trattava proprio del Cliente Ideale, non c’era dubbio.

Lo scontrino parlante non era solo parlante, era un oracolo. L’avvocato lo coccolò molto e lo presentò in studio e alla sua famiglia. Lo scontrino parlante non gli fece fare brutta figura e si comportò benissimo, conosceva le regole del gioco e della buona educazione e aveva una buona parola per tutti. Parlassimo tutti come lo scontrino, pensò l’avvocato e, come per magia, lo paragonò al Cliente Ideale. Come è possibile che lo scontrino parlante sia così più rispettoso e civile del Cliente Ideale, si chiese l’avvocato, perplesso e confuso. Potrei presentarli e sperare che lo scontrino riesca ad educare quel somaro, pensò ancora più intensamente. Ma, intanto, assorto in questi pensieri, l’avvocato estrasse dalle tasche i guanti, perché faceva molto freddo anche se era quasi ora di pranzo e la temperatura si era alzata un poco rispetto alla gelida mattina.

Non chiedetemi come ma in questa manovra lo scontrino perse l’equilibrio e cadde, vicino ad una colonna del portico proprio nei pressi del Tribunale. L’avvocato non se ne accorse subito e quando mise la mano in tasca, due o tre vetrine più avanti, si smarrì. Lo scontrino parlante era sparito. Corse indietro e cercò nei luoghi dove pensava potesse essersi rifugiato, ma non lo trovò. Poi, quando ormai era disperato, sentì una voce, dal basso, vicino alla colonna. Avvocato, sono io, lo scontrino parlante, non vorrà lasciarmi qui al freddo, per caso? E in contabilità, se perde me, cosa ci mette? Non tanto per questo secondo aspetto, solo burocratico e becero, ma per il primo (il nostro avvocato era un sentimentale), l’avvocato si piegò e con estrema dolcezza raccolse lo scontrino infreddolito. Grazie, disse lo scontrino e per qualche minuto non parlò più. Ma il giorno dopo, ancora quasi per magia, il Cliente Ideale passò per caso dallo studio dell’avvocato e lo rimborsò delle anticipazioni degli ultimi tre anni, una somma enorme che l’avvocato ricevette molto volentieri, come è intuibile, cambiando anche umore e concedendosi un veloce bicchiere di vino al bar dell’angolo, per festeggiare.

Da allora lo scontrino parlante è rimasto nello studio dell’avvocato, al caldo, trovando un meritato e sicuro rifugio nell’ultima pagina del codice di procedura civile. Una strana amicizia della quale l’avvocato aveva bisogno e che non rivelò mai al cliente ideale, per timore di rompere quella bella magia di cui vi ho tanto parlato.

Federico Alzona

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Federico Alzona