Attività del Consiglio Estratti delibere

Estratto adunanza del 25/5/2016

Il Presidente Avv. Giovanni Berti Arnoaldi Veli riferisce sull’annuale “Bar Leaders’ Briefing”, organizzato dall’Union Internationale des Avocats, che si è tenuto il 16 maggio 2016 a New York, nella sede dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, al quale ha partecipato in rappresentanza dell’Ordine degli Avvocati di Bologna.

Ai lavori hanno partecipato circa 150 avvocati, in rappresentanza di Ordini Forensi e di associazioni di categoria, aderenti all’U.I.A., provenienti da tutto il mondo, con interventi programmati svolti da relatori direttamente impegnati quali diplomatici nell’O.N.U. e in altre organizzazioni internazionali.

Il focus dell’incontro è stato posto sulla legislazione internazionale e sulle politiche dell’O.N.U. in materia di giustizia e, in particolare, di tutela dei diritti umani fondamentali.

In apertura, dopo i saluti del Presidente dell’U.I.A. avv. Jean-Jacques Uetwiller e dell’Incoming President della New York Bar Association avv. John Kierman, l’Assistant Secretary-General per gli affari legali dell’O.N.U. Stephen Mathias ha riferito dell’impegno dell’O.N.U. negli interventi diretti ad assicurare giustizia negli scenari internazionali, con particolare riferimento all’Africa, e ha richiamato il fatto che l’O.N.U. riesce a intervenire solamente negli scenari, spesso teatri di guerra, dove le crisi sono più gravi, ma non può naturalmente intervenire ovunque, cosicchè gli Stati aderenti devono intervenire, impegnandosi direttamente, per rimuovere le violazioni dei diritti umani nei propri territori.

Il Deputy Secretary-General dell’O.N.U. Jan Eliasson ha svolto il proprio intervento ponendo l’attenzione sul fatto che l’attività di prevenzione della minaccia di conflitti, lavorando come mediatori e negoziatori, costituisce terreno comune dei diplomatici e degli avvocati e missione principale di entrambi. Nel segnalare che negli ultimi 5 anni i migranti rifugiati sono aumentati, nel mondo, del 40%, e che ciò impone naturalmente di attivare politiche, internazionali e nazionali, in grado di fronteggiare efficacemente il fenomeno, garantendo l’affermazione dei diritti di tutti, ha invitato i partecipanti a considerare che, se nessuno può fare tutto, ciascuno può e deve fare qualcosa: gli ordini e le associazioni rappresentative dell’avvocatura, per esempio, devono essere istituzioni credibili, per impegnarsi affinchè le altre istituzioni siano a loro volta credibili per i cittadini, perché l’obiettivo di entrambe deve essere quello di fare in modo che i cittadini si possano fidare delle politiche legislative che sono necessarie.

I lavori sono proseguiti con lo svolgimento di tre seminari, che si sono succeduti nella sede plenaria, su tre diversi argomenti che intersecano il comune terreno dei diritti umani fondamentali.

Il primo seminario si è occupato della prevenzione e lotta ai crimini di massa internazionali, con attenzione al ruolo delle istituzioni internazionali, fra le quali la Corte Penale Internazionale de L’Aja (dove questo Consiglio dell’Ordine, tramite la propria Commissione Internazionale, progetta di organizzare una visita degli avvocati bolognesi), per la quale è intervenuta la Head of the Liaison Office Karen Obada Mosoti.

Di particolare interesse è stata la relazione di Nathaniel Raymond, direttore del programma su “Human Security and Technology” dell’Università di Harvard, che ha segnalato la difficoltà di inquadrare nelle convenzioni internazionali e nelle legislazioni esistenti le minacce di crimini di massa veicolate tramite la tecnologia e l’informatica, per i quali, per esempio, non si applica la Convenzione di Ginevra (ha fatto l’esempio di un attacco con un virus che colpisca il sistema informatico di un ospedale, causando una strage) e riguardo ai quali non è chiaro né quali sono i livelli di sicurezza da approntare nè chi si deve occupare dei relativi allarmi; in questo scenario, ha concluso dichiarando che l’impegno dell’avvocatura dovrebbe essere quello di provocare l’attivazione e lo sviluppo di politiche legislative consapevoli delle nuove minacce che possono derivare da crimini di guerra tecnologici, dei quali manca ancora la stessa definizione.

Il secondo seminario si è occupato dei problemi legati alla legislazione e alle politiche internazionali in materia di migrazione e asilo, con un collettivo grido d’allarme per le riferite dimensioni assunte dal fenomeno, che attualmente è di una vastità che non si raggiungeva dai tempi della seconda guerra mondiale. I relatori hanno concordato nel ritenere che nella materia si deve, da una parte, porre in attenzione una dimensione etica del diritto e, dall’altra, coniugarla con politiche di sviluppo sostenibile.

Fra le relazioni, di particolare interesse è stata quella dell’Assistant Secretary-General dell’O.N.U. Lakshmi Puri, che si è concentrata sulle problematiche di genere nell’immigrazione, dove il numero delle donne è del 50%, segnando quindi una parità rispetto all’universo maschile ma marcando una forte differenza in termini di sofferenza ed esposizione a rischi di violenza e di privazione di diritti.

Degno di nota è stato anche l’intervento dell’avv. Pascal Maurer, Past-President dell’U.I.A., che ha sollecitato gli ordini forensi a rafforzare la preparazione giuridica e la sensibilità deontologica degli avvocati che si occupano della materia dell’immigrazione, perché ci sono avvocati – una minoranza sicuramente ma esistono, ha detto – che approfittano della situazione e, facendo leva sulla disperazione e impreparazione dei rifugiati, si fanno pagare direttamente da loro, anche se avrebbero diritto al patrocinio a spese dello Stato, in questo modo anche inducendo gli stessi o i loro familiari a delinquere per procurarsi il denaro necessario.

Fabrizio Hochschild, per l’O.N.U., ha illustrato, sottolinenandone l’importanza storica e politica, la programmazione del summit che si terrà il 19 settembre 2016 fra tutti gli Stati membri dell’O.N.U. in materia di immigrazione e asilo, commentando il fatto che attualmente la metà del peso di tutta l’immigrazione globale è sostenuto solamente da otto Stati e che sono dieci gli Stati che sostengono i tre quarti della spesa globale per i rifugiati, cosicchè l’immigrazione, più che un problema di numeri, appare anche e soprattutto una crisi di solidarietà della comunità internazionale.

La sessione si è conclusa con una toccante testimonianza di una ragazza siriana, rifugiata negli Stati Uniti da tre anni, che ha raccontato di come dopo tre anni non sappia ancora dove sia il padre nè se sia vivo, mentre la madre e le sorelle sono a loro volta rifugiate in altri paesi; ha riferito di come sia capitato anche a lei di sentirsi chiedere da un avvocato 2.000 dollari per istruire la pratica di asilo e ha segnalato l’incongruenza della legislazione in materia d’asilo che chiede ai richiedenti asilo di documentare l’attività politica svolta in patria, quando nei paesi dove si subisce persecuzione politica la preoccupazione principale è quella di non esporsi con alcun tipo di documentazione a una ritorsione violenta che mette a repentaglio la vita.

Il Consiglio ringrazia il Presidente per la partecipazione e il riferimento.

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