Tra il serio e il faceto

Il cliente ideale (III)

Proseguendo nel percorso già tracciato nei precedenti numeri della rivista pubblichiamo il sequel degli articoli di Federico Alzona che delineano, sapientemente, l’identikit del c.d. cliente ideale, il Giugelli di “Avvocanto”; il tutto tra un sorriso e un pensiero fosco per quanto, alle volte, l’ironica fantasia dell’autore, venga superata, in effetti, dalla realtà stessa.

Buona lettura

Il cliente ideale non chiede mai un appuntamento, né in studio né telefonico. Il cliente ideale è padrone assoluto del tuo tempo, impone lui momenti di riflessione e strategie, pause e lunghi silenzi. E’ l’arbitro della tua professione. Con il suo fischietto ideale il cliente ideale potrebbe ammonirti in qualsiasi momento, nessuna pietà o sentimento per i tuoi fuorigioco e comportamenti non esattamente conformi al (suo) regolamento.

Lui sa quando è il momento per fare il punto della situazione, lui sa come risolvere specifici quesiti giuridici, lui conosce gli intendimenti di avversari e giudici, lui prevede il futuro e se non cogli al volo i suoi suggerimenti saranno guai. Ti detta il testo delle lettere oppure, se si fida molto di te, si limita a chiederti la minuta e a correggerla, compresa la punteggiatura. “Mi scusi, avvocato, ho tolto un punto e virgola e sono andato a capo. Non volevo correggerla, perché lei è avvocato ed io ho la quinta elementare, però mi sembrava che così il discorso corresse meglio. Non si offende, vero, se nella MIA lettera metto un punto a capo al posto di un punto e virgola. Si tratta di una sciocchezza”. E se per questa sciocchezza ad un altro cliente avresti infilzato il tagliacarte di osso nel collo, al cliente ideale perdoni tutto, proprio perché lui è ideale.

Se trova occupato il telefono fisso, il cliente ideale chiama senza esitazioni al tuo cellulare e premette “il telefono fisso è sempre occupato, così ho provato al cellulare”. Ad un altro cliente avresti spiegato, gridando, che se il buon Dio ha dotato l’avvocato di due occhi, di due narici e di due orecchie, lo ha anche creato con una bocca sola e se quella bocca è occupata sul telefono fisso, difficilmente potrà rispondere contemporaneamente al cellulare. Ma questo al cliente ideale non interessa, se no sarebbe un cliente come tanti altri. Lui non vuole spiegazioni banali su occhi, narici e orecchie, lui vuole parlarti, subito.

Non ha pazienza perché è consapevole di essere il cliente ideale. Un cliente come tutti gli altri farebbe anticamera aspettando che l’avvocato si liberi dall’appuntamento precedente. Il cliente ideale, invece, arriva mezz’ora prima perché ha trovato fortunosamente parcheggio ma pretende di essere ricevuto con anticipo e, siccome il parchimetro scadrà tra 45 minuti, ti anticipa che andrà via prima e ti impone di rivedere tutto il programma del pomeriggio tanto faticosamente costruito la settimana scorsa con certosina applicazione. Con un sorriso becero ti ricorda a bassa voce che se prenderà per caso la multa dovrai fartene carico tu, era ovvio.

A lui non importa degli altri o di te, a lui importa solo di sé. Per il cliente ideale l’avvocato non ha altre pratiche da seguire o altri clienti da soddisfare. Vive in una galassia dove è al centro della costellazione e tu, che hai la fortuna di essere il SUO avvocato, giri intorno a lui finché lo vorrà. Se il cliente ideale ti volta le spalle sei finito, tutto il lavoro di questi anni svanirà, tutte le tue conoscenze non serviranno più a nulla. Il cliente ideale è la putrella portante del tuo studio, della tua organizzazione, dei tuoi disegni futuri. Lui sa che lo sai e gioca con te. Ti dice, sempre, anche quando lo coccoli, che se non hai tempo per soddisfare le sue capricciose richieste lui si rivolgerà ad altri avvocati e che la città e il mondo sono pieni di avvocati che vorrebbero un cliente ideale. Credo sia vero, per questo aspetto con ansia la sua prossima telefonata.

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Federico Alzona