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In viaggio verso la “giustizia europea…” (CURIA Luxembourg)

Nel solco della “buona prassi” instauratasi già lo scorso anno, il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Bologna ha organizzato una visita alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea di Lussemburgo, nei giorni dal 5 al 7 febbraio 2018.

Questa volta per esigenze di carattere organizativo, la visita è rimasta ristretta ad un numero di n.10 aderenti e che unitamente allo “zoccolo duro”, rappresentato dal Presidente e da altri “afficionados”, delle trasferte formative estere, ha visto anche la mia personale partecipazione, dettata dall’incipiente curiosità giuridica di verificare con mano i meccanismi di funzionamento delle giurisprudenza dell’Unione ed avvicinarmi ad una dimensione culturale e giuridica che spesso ci appare distante e della quale riteniamo a torto o a ragione di non fare interamente parte; in altri termini, desideravo sentire diretta vicinanza  alle Istituzioni europee, spesso percepite distanti ed “ostili” ,  ma che invece assicurano agli oltre cinquecento milioni di cittadini europei ampia tutela ai propri diritti.

Per comprendere la portata del ragionamento non si può prescindere da una sommaria descrizione dell’attività della Corte di Giustizia delle Unione europea, che si trova a Lussemburgo, in un quartiere di nuovissima costruzione ed in via di completa espansione, atto ad ospitare uffici e delegazione delle numerose persone dei singoli paesi europei che vi lavorano.

L’isttituzione  assicura il rispetto del diritto dell’Unione, vigilando sull’interpretazione e concreta applicazione dello stesso, controllando la legittimità degli atti delle Istituzioni dell’Unione, verifica che gli Stati membri adempiano gli obblighi che derivano dai Trattati ed infine interpreta il diritto dell’Unione su istanza dei giudici nazionali, nel precipuo intento di preservare i valori dell’Unione e garntire il rispetto degli stessi.

Essa è composta da due organi giurisdizionali: la Corte di Giustizia ed il Tribunale.

Durante la visita ci siamo attenuti alla mirabile organizzazione che l’avv. Elena Baroni aveva concordato con i referenti della Corte, per le visite guidate, che hanno atteso il nostro arrivo.

Nel pomeriggio del nostro arrivo, si è tenuto un briefing in hotel, nel quale l’avvocato Enrico Traversa, già componente dell’ufficio della commissione affari di giustizia della Corte, ci ha intrattenuto sulla storia ed il funzionamneto della giurisdizione comunitaria, elencandoci le specifiche competenze degli organismi giurisdizionali, i tempi di decisione ordinaria delle cause e sulla storia delle Corti.

Poi abbiamo approfondito con l’avv. Traversa anche il caso al quale avremmo assistito il giorno seguente presso la Corte di Giustizia e le problematiche ad esso sottese, i c.d: “aiuti di Stato”, riguardanti inoltre, l’applicazione della definizione delle norme sugli atti legislativi del Trattato e  per la rilevanza della questione giuridiche, da trattarsi avanti alla Grande Chambre: C-622/16 P Scuola Elementare Montessori/Commissione affari di giustizia.

Il giorno seguente ci siamo recati presso la sede della Corte di Giustizia e con una guida a noi dedicata abbiamo iniziato a visitare la sede della Corte, rimanendo affascinati dalla semplicità della struttura e contemporaneamente dalla “dimensione europea” che si percepisce; nei corridoi si sentono parlare differenti lingue, come in una “Babele” moderna “ ed è sufficiente girarsi intorno e guardare la struttura per comprenderne la specificità: “garante della protezione del diritto dell’unione per 500 milioni di cittadini europei”.

Prima dell’inizio dell’udienza un altro componente di uffici referendari della Corte, l’avv. Luca Prete ci ha ulteriormente chiarito il caso che sarebbe stato oggetto di trattazione presso la Grande Camera e spiegato questa volta, ogni singolo meccanismo procedurale, non essendovi un codice specifico cui fare riferimento, ma soltanto un regolamento procedurale, una sorta di protocollo consolidato, in cui, si gli avvocati delle parti vengono chiamati dalla Corte prima dell’udienza, al fine di chiarire Loro, una sorta di regole di “ingaggio”, ossia i quesiti che saranno approfonditi nel corso della pubblica udienza ed i tempi Loro concessi per esposizioni e repliche.

Successivamente ha avuto inizio l’udienza vera e propria all’interno di un aula contenente circa una capienza di n.300 persone e un numero corrispondente di cabine per i traduttori ed interpreti delle 24 lingue ufficiali dell’Unione, tale imponente servizio garantisce “parità di accesso alla giustizia”.

Il servizio linguistico rappresenta il fulcro di funzionamento dell’Istituzione, ove si pensi che agli interpreti si affiancano un numero rilevante (613, dati statistici 2016) di “giuristi linguisti” per tradurre i documenti scritti, per un numero di 1.160.000 pagine tradotte e 552 combinazioni possibili.

Nel caso oggetto di trattazione l’udienza pubblica si è svolta nella lingua italiana, scelta quale lingua processuale in relazione alla partecipazione all’udienza di parti tutte appartenenti al medesimo Stato membro.

La Corte in sezione plenaria (Grande Camera) risultava composta da n.15 giudici, il presidente Koen Lenaerts, ha diretto l’udienza e, previa introduzione del caso da parte dell’Avvocato generale, che è un membro della Corte di Giustizia ma che non partecipa alla deliberazione,  le parti sono invitate a prendere la parola, con interventi di 15 minuti circa, durante i quali chiariscono alla Corte al completo, quanto riportato nei propri scritti defensionali.

Nella fattispecie in esame, in quanto intervenuto anche lo Stato Italiano, attraverso la propria avvocatura, anche quest’ultima è stata invitata a parlare.

L’aspetto più caratteristico dell’udienza risulta essere la possibilità concessa  ad ogni singolo guiudice di rivolgere quesiti estemporanei alle parti, al fine di chiarire e/o approfondire il contenuto dei propri scritti difensivi, le rispetto dei Chiovendiani princiipi di “oralità, concentrazione ed immediatezza”. Nel caso in esame l’attenzione dei giudici della Corte si è focalizzata principalmente sulla natura regolamentare dell’atto posto in essere dallo Stato Italiano, attraverso l’esenzione dell’Ici concessa alle scuole cattoliche, intese come di proprietà ad Enti ecclesiastici e sul pregiudizio economico collegato al differente regime impositivo di tassazione, pregiudizievole – a dire della ricorrente Scuola Elementare Montessori – nei confronti delle altre scuole concorrenti di pari grado, insistenti in edifici appartamenti a privati ed in ordine ai quali non vigeva la medesima esenzione dal pagamento dell’imposta, con conseguente pregiudizio al prinicpio di libera concorrenza, per violazione delle regole uniformi, inrenti il divieto di “aiuti di Stato” .

La durata dell’udienza è risultata di oltre due ore e mezza ed a conclusione della stessa, l’Avvocato generale ha riferito che avrebbe concluso successivamente, avendo circa due mesi di tempo dalla conclusione dell’udienza per depositare le proprie conclusioni, che in genere (con un incidenza di circa il 60/70% sono condivise poi  anche dalla Corte).

In esito alla conclusione dell’udienza pubblica è continuato il tour guidato all’edificio della Corte, che contiene anche numerose opere: quadri, statue e sculture, omaggio dei singoli Stati Membri, oltre ad una ricchissima libreria contenente oltre 240.000 volumi, accessibili ai giuristi dell’istituzione ed ai ricercatori autorizzati.

Prima del pranzo si è tenuta un’altra sessione, tenuta da un altro avvocato Mr. M. Puglia, refendario della Corte,  segreteria del giudice italiano Tizzano, accompagnato dall’avvocato Traversa, con il quale il gruppo dei giuristi bolognesi ha potuto approfondire e commentare gli aspetti processuali e di merito dell’udienza ed i rispettivi “sentiment” sull’esito, la cui decisione potrà appredersi solo a distanza di tempo e per i più curiosi, come il sottoscritto, anche con il con l’accessibilità diretta alla banca dati della Corte, attraverso l’app Cvria, scaribabile su tablet e smartphone.

La sensazione, che molti del gruppo hanno provato al momento della conclusione dell’udienza è una vera e propria gratificazione sull’esercizio della nostra professione, derivante dal cocnreto rispetto di forma e sostanza con la quale i giudici della Corte si rivolgevano alle parti e le parti ai giudici, data dai toni e dalla forma del linguaggio, accompèagnata talvolta all’eleganza che solo la lingua transalpina riesce a trasparire, con i suoi: “s’il vous plait; merci”.

Infine a completamento dell’intensa giornata, che potremmo definire “superformativa”, si sono tenute due differenti sessioni pomeridiane rispettivamente con l’Avvocato generale prof. Mengozzi, il quale ha portato alla nostra attenzione due recenti casi, il primo in materia di immigrazione/asilo C 163/17 Iowa, relativamente al livello minimo di protezione da garantire ai rifugiati-richiedenti asilo ed il secondo sull’influenza/prevalenza delle norme costituzionali nazionali e la Carta Europea dei diritti fondamentali ed il Trattato Istitutivo, caso Taricco.

Infine l’intenso pomeriggio si è concluso con un’ultima sessione con l’avv. Domenicucci, segretario legale del giudice Berardis, il quale ci ha chiarito il funzionamento del Tribunale di Prima istanza, giudice di primno grado, competente a pronunciarsi sui ricorsi presentati dalle persone fisiche o giuridiche avverso gli atti delle Istituzioni dell’Unione Europea e dal 1 settembre 2016, competente anche sulle controversie in materia di funzione pubblica tra l’Unione europea e i suoi agenti.

Ed ora per i lettori desiderosi di sapere e curiosi di una non lontana inziativa che l’Ordine di nuovo mettera in campo, per soddisfare il bisogno e la curiosità di altri “adepti giuristi europei”, alcuni numeri:

Nel 2016, sono state promosse davanti alla Corte di Giustizia n.692 cause, con in testa Germania ed Italia, per numero di procedimenti instaurati con un numero di durata media di 14,7 mesi.

Davanti al Tribunale di prima istanza sono state promosse n.794 cause , con numero di durata media di durata del procedimento di 18,7 mesi.

Ho poturto sperimentare direttamente un rinvio pregiudiziale da parte del Tribunale di Bologna, alla Corte di Giustizia, in materia di immediata esecutorietà della setennza italiana in altro paese  UE, anche in ipotesi la parte condannata fosse rimasta contumace e verificare in effetti sia la rapidità dei tempi della giustizia dell’Unione, che l’efficienza, rappresentata dalla comunicazione e notifiche.

Inoltre, la Corte di Giustizia dell’Unione, organizza incontri ed aggiornamenti costanti e continui con i giudici nazionali, allo scopo di intrattenere un “dialogo giudiziario” e favorire il più possibile la comprensione del diritto dell’Unione da parte dei professionisti del diritto.

Ricolmi di sapere, più europei che mai, arrichiti da tanta esperienza comunitaria, torniamo alla base con un unico obiettivo, consentire al più presto la condivisione di questa intensa esperienza a tanti, tutti coloro che vorranno unirsi al prossimo Tour nel Gran Ducato e buona Giustizia europea a Tutti, à bientot.

Saverio Luppino

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Saverio Luppino