Speciale trentennale

I direttori editoriali, dal primo numero ad oggi

Bologna Forense nel corso degli anni ha avuto, oltre all’attuale, 4 direttori editoriali. Il primo è stato l’avv. Achille Melchionda, recentemente scomparso, ricordato dal figlio, Prof. avv. Alessandro, con lo scritto qui pubblicato per l’occasione.

bologna_forense_1_high-1Bologna Forense nel corso degli anni ha avuto, oltre all’attuale, 4 direttori editoriali.
Il primo è stato l’avv. Achille Melchionda, recentemente scomparso, ricordato dal figlio, Prof. avv. Alessandro, con lo scritto qui pubblicato per l’occasione.
Si sono poi succeduti l’avv. Francesco Berti Arnoaldi Veli, l’avv. Giuliano Berti Arnoaldi Veli e l’avv. Giovanni Berti Arnoaldi Veli, attuale Presidente del nostro Ordine.
Per questo ultimi, la redazione ha richiesto loro la scelta di un editoriale, tra quelli già pubblicati, che meglio li rappresentasse.

Direttore avv. Achille Melchionda

melchiondaMio padre, Achille Melchionda, è mancato nell’estate del 2016, a distanza di trent’anni da quando è stata ufficialmente autorizzata dal Tribunale di Bologna la pubblicazione del Notiziario del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Bologna (autorizzazione n. 5635 del 6 maggio 1986). Mio padre era molto legato a quella rivista, anche in ragione del grande impegno che aveva ad essa dedicato su incarico del Consiglio dell’Ordine del quale faceva parte in quegli anni.

L’avvio delle pubblicazioni non fu semplice, sia per la difficoltà di organizzare editorialmente il Notiziario, sia per l’esigenza di gestire i costi dell’iniziativa, tant’è che il primo numero, con l’intitolazione ufficiale “Bologna Forense“, uscì solo nei primi mesi dell’anno 1989 grazie al supporto della casa editrice Maggioli.

Il Presidente dell’Ordine Avv. Angiola Sbaiz presentò ed introdusse quella nuova pubblicazione con queste parole: «Cari Colleghi, finalmente e doverosamente nasce “Bologna Forense” sopperendo così ad una lacuna informativa che siamo riusciti, non senza difficoltà, a superare. / La dirige Achille Melchionda che prosegue così la funzione già in precedenza assunta per quel Notiziario regionale che è stato più che degna pubblicazione, anche se di apparizione non frequente. E al nostro Direttore dobbiamo di aver ora realizzato con personale determinante impegno i voti del Consiglio. / Spetta comunque a me presentare questo nostro Notiziario per quello che attualmente vogliamo sia, non senza aspirazione a quanto, in una perdurante sempre utile crescita, diventerà con i contributi che (ne sono convinta) dal nostro Foro potrà acquisire. / Finalità: si tratta di interpretare e soddisfare giustificate esigenze degli iscritti ai nostri Albi e Registri, inserite naturalmente, oltre ai problemi di carattere locale e formale, sulla piattaforma della difesa della nostra professione, dalla quale non si può prescindere ad ogni effetto diretto e indiretto».

L’impegno nella redazione di “Bologna Forense” attirava molto mio padre, forse anche in ragione di quella sua passione giovanile per l’attività giornalistica, che accantonò solo durante gli anni dell’università allorquando fece in lui breccia l’amore per la professione forense. Fu lui stesso, in ogni caso, a ben chiarire il valore e l’importanza che attribuiva a quella pubblicazione in occasione dell’editoriale che pubblicò sul primo numero della seconda annata. Ed osservava: «Bologna Forense inizia il suo secondo anno di vita. È d’obbligo, quindi, un mini-consuntivo, anche come spunto in proiezione. / Questa iniziativa è nata all’insegna di due precipui intenti: informare i Colleghi bolognesi ed i Consigli dell’Ordine, centrale e territoriali, circa l’attività del Consiglio di Bologna; contribuire a formare un’avvocatura al passo con la continua evoluzione della società. / Due intenti che necessariamente comportano tempi differenziati: breve termine il primo (talvolta si presentano situazioni contingenti che richiederebbero addirittura la telegrafia), a termine medio-lungo il secondo. / La cadenza bimestrale è parsa corrispondente al contemperamento delle due finalità; per questa ragione anche il nuovo Consiglio l’ha confermata. / L’informazione non è un fenomeno unilaterale. Vive sulla congiunzione di due poli, il trasmittente e il ricevente, altrimenti si verifica la biblica constatazione della vox clamas in deserto. / Ebbene, è nostra sensazione che, lungi dall’avere già pienamente realizzato il primo intento (è fin troppo noto che la penetrazione di una novità nella statica di certa quotidianità richiede tempi consistenti), siamo a buon punto. Percepiamo commenti, consensi, dissensi, adesioni, suggerimenti, sia diretti che de auditu. Se non del tutto cessata, certamente è assai attenuata la polemica domanda aleggiante fra i nostri Colleghi: “ma il Consiglio che cosa fa?”. / Privo di poteri taumaturgici, conscio dei suoi limiti, lungi dalla presunzione della perfezione, il Consiglio fa ciò che, sia pure in minima parte, Bologna Forense viene riferendo. Si può sempre, in ogni settore, da parte di chiunque, fare meglio. / Meglio, in qualità, di più, in quantità, il Consiglio potrà fare (e Bologna Forense potrà confermare) se il nostro primo intento si avvarrà di più convinta e cordiale collaborazione. Provateci, amici lettori: appena sfogliato un fascicolo del nostro notiziario, provate a mettere per iscritto e farci avere la vostra reazione, soprattutto se costruttivamente critica. Vi sentirete più protagonisti; vi renderete conto di avere contribuito a realizzare quella solidarietà che rimane uno dei connotati insostituibili della nostra realtà (la stessa che, meglio denominata “mutualità”, sottende l’istituto della Cassa di previdenza e assistenza). / Quanto al secondo intento … sì, è assai ambizioso. Ma è anche quello più importante. L’avvocatura non è mero parassitismo sociale soltanto se è capace di cogliere i fenomeni evolutivi, selezionarne quelli probabilmente destinati a consolidazione, farsene promotrice e paladina. In poche, ma non semplici, parole: rinnovare continuamente la propria cultura. Non come fatto egocentricamente individuale, ma come patrimonio comune. / È in ragione di questo secondo intento (secondo solo nel presumibile tempo di realizzazione) che Bologna Forense è aperta anche a temi non di cronaca locale. Più che mai è qui che aspira a farsi strumento di interscambio dialettico. Come dire: su questi temi ogni collaborazione rimane, più che gradita, indispensabile. / E ciò senza distinzione, di professione, di preferenze “specialistiche”, di età. L’esperienza del collega anziano è altrettanto produttiva del fervore di quello giovane. Si prenda l’esempio della programmata (taluno dice “minacciata”) riforma dell’ordinamento professionale. Paradossalmente non vi è un solo articolo del disegno di legge del Ministro Vassalli che possa lasciare indifferente chi esercita, e vuole continuare ad esercitare, la nostra professione. Ma “quale” professione? Ovvero, “come”? E si potrebbe ancora aggiungere “perché?”. / Bologna Forense inizia il secondo anno per proseguire e, se possibile, migliorare il percorso appena intrapreso. Se il titolo di questo notiziario non è troppo pretenzioso, vorrebbe rappresentare la voce del Foro di Bologna. Ma la voce di tutti».

In linea con questi intenti e propositi, la direzione dei primi anni di vita di “Bologna Forense” (direzione che mio padre mantenne fino alla fine del 1991) gli fornì l’occasione per dare spazio alla riflessione su molteplici aspetti che caratterizzarono l’innovazione legislativa di quegli anni: dedicò così attenzione a «I nuovi limiti alle impugnazioni del difensore del contumace» (BF 1/1989), ma anche alle novità che stavano portando «Verso una deontologia professionale europea» (BF 2/1989); sollecitò ed introdusse «Il dibattito sul «giudice di pace» (BF 3/1989 e 4/1989) e si occupò dei rapporti tra «Procedimento disciplinare e nuovo codice di procedura penale» (BF 5/1989); ed ancora degli aspetti relativi a «“Pubblicità” e “porte chiuse” nei procedimenti disciplinari» (BF 5/1990), nonché di riflessioni su «Libera avvocatura e libertà politiche» (BF 6/1990).

Erano peraltro anni di grande cambiamento. Sul fronte normativo l’entrata in vigore del nuovo “Codice di procedura penale” gli fornì occasione per effettuare un «Mini-sondaggio in vista del nuovo processo penale», (BF 2/1989), nonché per proporre altre più sintetiche notazioni in tema di «Nuovo codice e corrispondenza coi detenuti» (BF 4/1989), e per alcune interviste: al Dott. Francesco Pintor, Procuratore della Repubblica presso la Pretura (BF 2/1990), ed al Dott. Mario Forte, Procuratore Generale presso la Corte di Appello (BF 6/1990). Novità di rilievo si registrarono, peraltro, anche sul fronte della riforma professionale, tema che fu affrontato in più occasioni ed in specie nell’editoriale dal titolo «L’unità nella diversità (ovvero: riusciranno gli avvocati italiani là dove hanno fallito tutti, dai politici ai magistrati?)» (BF 3/1990).

Ma in quegli anni cominciava a delinearsi anche una significativa innovazione degli strumenti tecnici utilizzati nell’esercizio dell’attività professionale e questo non mancò di stimolarlo per dare spazio a quella vena umoristica che tanto lo caratterizzava. Ricordo ancora quanto si divertì ad elencare e commentare i riflessi comportamentali conseguenti al rivoluzionario avvento del “telefax” (“Fax-mania”, BF 2/1989), nel quadro di quella “rubrica” finale, intitolata “Dulcis in fundo”, nella quale, come ebbe a precisare sin dal primo numero della rivista, si propose di raccogliere e riferire «episodi, battute, situazioni capaci di suscitare qualche sorriso», cercando così di «non affidare soltanto alla “tradizione orale” fatti e personaggi dei quali si sorride, tutto sommato con affetto, tra un’udienza e l’altra». Ne nacque una “finestra” aperta a tanti aneddoti simpaticissimi, attraverso la quale lui stesso si divertì a fissare sulle pagine della rivista vari episodi, che da anni gli sentivo raccontare durante quelle lunghe soste di fine udienza, passate insieme a colleghi, nell’attesa dell’esito del processo. Episodi spesso noti, ma che ogni volta divenivano sempre più ricchi di particolari (con chiara influenza di ritocchi apportati da una fantasia, che andava spesso anche oltre la realtà).

Da quell’impegno nacque una rivista articolata e ricca di molti contributi importanti, divenuta nel tempo un utilissimo canale di comunicazione e confronto interno dell’avvocatura bolognese. Le difficoltà, anche editoriali, di quegli anni sono ormai superate. La tecnologia informatica ha fatto dimenticare quel faticoso e certosino lavoro di “taglia/incolla”, all’epoca necessario per la preparazione delle bozze cartacee. Nel riprendere in mano quei primi numeri della rivista non posso, tuttavia, non rivedere l’emozione con la quale mio padre licenziava ogni singolo fascicolo. Per lui era importante. Perché anche attraverso le pagine di “Bologna Forense” mio padre cercava di far filtrare e di condividere con tutti i colleghi il grande amore, la grande passione, che lo legavano alla professione forense.

Alessandro Melchionda

Direttore avv. Francesco Berti Arnoaldi Veli

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Direttore avv. Giuliano Berti Arnoaldi Veli

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