Tra il serio e il faceto

Il cliente ideale (IV)

L’avvocato è solo, in studio, guarda stanco la doppia pila di pratiche malriposte vicino al suo tavolo che rendono difficile l’accesso all’accogliente poltrona dove si trova e si interroga sul suo destino. Cosa ne sarà di lui? Aspetta un segno ed ecco che suonano alla porta. Chi sarà? Non ricordo di avere appuntamenti ed è tardi. Se è la solita pubblicità “in buca” che interrompe i sempre più rari momenti di fertilità giuridica questa volta mi arrabbio davvero, pensa l’avvocato, ma si alza ugualmente. Attraversa la sua stanza e pensa che c’è troppo disordine, un giorno bisognerà pure decidersi ad eliminare tante cose ormai prive di qualsiasi utilità e decoro. Uno schermo da pc ormai oscurato da anni senza possibilità di recupero, una vecchia stampa scolorita con la cornice rotta e il vetro segnato appoggiata al termosifone, riviste di tanti anni fa coperte di polvere. Un altro giorno, forse, chissà, pensa l’avvocato e si avvicina alla porta. La apre e si trova davanti una figura sconosciuta, diritta e sicura, elegante e apparentemente gentile. “Chi cercava?” chiede l’avvocato con lo sguardo rivolto alla tromba delle scale come per controllare il traffico del condominio o come se aspettasse altra gente. “Cercavo Lei avvocato, io sono il suo cliente ideale, quello che non ha mai avuto ed, oggi, finalmente, eccomi qua, posso accomodarmi?”. Senza aspettare la risposta il cliente ideale varca la soglia dello studio nel quale è perfettamente a suo agio, come lo frequentasse da sempre e conoscesse ogni stanza, ogni mobile, ogni anfratto, ogni segreto. E’ a casa sua. Si siede nella comoda poltrona davanti al tavolo dell’avvocato, una poltrona più piccola di quella del titolare  dello studio, ma ugualmente comoda e rassicurante. Aspetta che anche l’avvocato prenda posizione e sposti, con un gesto meccanico e sicuro che ripete ogni giorno, tutti quei libri aperti sul tavolo che impedivano la visuale al cliente. “Cosa posso fare per lei?” chiede l’avvocato ormai preparato a raccogliere i cocci della vita del nuovo cliente e la sua imminente confessione con richiesta di aiuto. “Nulla, avvocato, sono io che posso fare tanto per Lei” risponde serafico il figuro. “Posso diventare il suo cliente ideale e fornirle tutte le informazioni utili per vincere tutte le mie cause, posso fare diligentemente copia di tutti i documenti che le occorrono, posso pagare molto e con puntualità, posso aspettare da Lei notizie sulle mie posizioni senza disturbarla, posso essere disponibile negli appuntamenti e non dire mai nulla di superfluo durante i nostri incontri, posso perdonarle qualsiasi errore o dimenticanza, posso avere una smisurata fiducia in Lei e solo in Lei senza mai chiedere consigli ad altri o confrontare le sue risposte con precedenti pareri, posso coprirla di lodi per le sue vittorie e non lamentarmi per le mie sconfitte, posso apprezzare il suo impegno e parlare bene di Lei con colleghi, amici e parenti. Cosa ne dice?”. “Non credo alle mie orecchie” disse l’avvocato che, nel frattempo aveva cambiato espressione e pendeva dalla labbra del suo interlocutore. “Non ho mai avuto un cliente così se non nei sogni (mai realizzati)”. “Per Lei, avvocato, ma solo per Lei, sono 500 euro al mese, in contanti, di taglio spendibile anche al bar, da pagarsi entro il 3 di ogni mese, ovviamente senza nessuna fattura o ricevuta. Se accetta di avermi come cliente ideale per più di 5 anni ci sono 6 mesi completamente gratuiti. Le sembrano buone condizioni?”. “Ottime!” rispose lo sbigottito avvocato “per un cliente così sarei disposto anche a pagare il doppio!. Non si vive di solo pane e, in fondo, noi avvocati siamo dei romantici”. Si strinsero la mano e il cliente ideale se ne andò soddisfatto mentre l’avvocato, finalmente, vedeva realizzato il sogno della sua vita. E tutti vissero felici e contenti.

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Federico Alzona