Tra il serio e il faceto

Ricordo di Mario Giulio Leone

Sala del Commiato del Cimitero di Borgo Panigale – 1° settembre 2014

Caro Mario Giulio,

insieme ai Tuoi famigliari, Sonia, Livia, Massimo, Giulia Martina e Daniela, ai quali rivolgiamo le espressioni della nostra profonda umana solidarietà in questo momento di dolore, si è raccolto qui il mondo giudiziario bolognese, e non solo, per porgerTi un affettuoso e commosso saluto.

Le malattie, contro le quali hai tanto a lungo combattuto con la Tua grande forza di carattere e con la Tua voglia di vivere, Ti allontanano da noi, ma non possono in alcun modo allontanare, né minimamente scalfire, la straordinaria realtà che Tu hai rappresentato, non solo per il Foro bolognese, ma per l’intera nostra città.

E questa corale presenza appare ulteriore segno tangibile della ricchezza dei valori più autentici che Tu hai elargito a tutti coloro che hanno avuto il privilegio di conoscerTi:

  • siano gli amici di vecchia data che hanno condiviso con Te tanti momenti della Tua vita e gli aspetti personali della Tua professione;
  • siano i colleghi insieme ai quali hai affrontato tanti impegni difensivi, o quelli con i quali, trovandoTi su posizioni contrapposte, hai sempre privilegiato un dialogo aperto, leale e propositivo;
  • siano i magistrati con cui Ti sei confrontato e ai quali la Tua grande preparazione giuridica ha offerto prezioso contributo, nella ricostruzione dei fatti e nella scelta delle tesi di diritto, per l’espletamento della loro funzione, così importante e responsabile, di rendere giustizia;
  • siano gli ausiliari di giustizia con i quali hai sempre avuto  un rapporto di grande cordialità e di reciproca collaborazione;
  • siano tutte le persone che hanno ricevuto il prezioso tesoro della Tua assistenza professionale.

Ciascuno rivive, con animo grato e riconoscente, fatti, avvenimenti, episodi, incontri, occasioni, ancora e sempre affascinato  dalla Tua personalità, dalla profondità dei Tuoi sentimenti, dalla Tua sensibilità, dalla Tua cultura, dalla Tua libertà di pensiero, dalla considerazione, attenta, rispettosa, premurosa, che ha sempre qualificato i Tuoi rapporti con qualsiasi persona.

E tutti viviamo il distacco da Te con vero senso di abbandono.

Anche io non posso non richiamare alla mente, e non rivivere nel mio cuore, i tanti momenti di condivisione e le ricorrenti occasioni che abbiamo avuto, nei lunghissimi anni, per approfondire insieme aspetti e problematiche del nostro comune percorso professionale, che si trasformò, quasi subito, da rapporto di colleganza in una amicizia vera ed autentica, poi radicatasi, nel tempo, sempre più profondamente.

Ma penso soprattutto all’ultima occasione che abbiamo avuto di incontrarci, mercoledì scorso, per una di quelle circostanze che siamo abituati  a ritenere casuali, ma che alcune volte (e ho la convinzione che sia stata davvero una di queste) appaiono invece guidate da un misterioso, ma lucidissimo, disegno.

Mi ero recato quella mattina all’Ospedale Maggiore per tutta altra ragione, quando nel corridoio del sesto piano ho incontrato Massimo che mi ha riferito della Tua presenza in quel reparto da alcuni giorni, con accenti che rivelavano fin troppo apertamente la tragicità del momento.

Le ultime volte che ci eravamo incontrati (non era stato tanto tempo fa), Ti avevo trovato, pure con una certa difficoltà nei movimenti, lucido, come sempre,  ben presente e battagliero, e perciò le parole di Massimo mi hanno profondamente turbato proprio perché vi ero del tutto impreparato.

E sono venuto a trovarTi.

Abbiamo potuto scambiarci solo uno sguardo, intenso e profondo, che ha tuttavia significato molto di più di qualsiasi dialogo, quasi a ripercorrere, in quei pochi minuti, il senso vero e il valore dei tanti anni trascorsi nel comune impegno che ci univa, da quando ci siano conosciuti, alla metà degli anni sessanta.

Tu, iscritto all’Albo già da alcuni anni (era il 1960), e che facevi parte di un gruppo di giovani avvocati che, nei vari rami del diritto, si sono poi distinti per preparazione giuridica e valore professionale, avevi privilegiato fin da subito, quale Tua vocazione imprescindibile, la materia penale, ed eri già un grande avvocato; un  grande giovane avvocato penalista.

E questo Tuo straordinario valore hai arricchito ed impreziosito lungo tutto l’arco di una carriera professionale, nella quale hai raggiunto il prestigioso traguardo dei cinquanta anni (impreziosito dalla “Toga d’Oro” che il Consiglio Forense Ti ha conferito nel dicembre dell’anno 2011), e attraverso la quale hai contribuito, veramente, a scrivere la storia del diritto penale, e non solo nell’ambito del nostro mondo giudiziario bolognese.

Al punto che, fatto del tutto inconsueto, Tu sei sempre stato identificato con il Tuo solo nome di battesimo: “Mario Giulio”. Chi è il difensore di quell’imputato ? “E’ Mario Giulio”; “….Mario Giulio ha detto che….”; “….secondo quanto ritiene Mario Giulio”, “…  ma cosa ne penserà poi Mario Giulio ?”, a riprova illuminante di quanto sia stata continua, propositiva, preziosa, ammirata e portata ad esempio, la Tua presenza nelle nostre aule di giustizia.

Aule di giustizia che Ti hanno visto protagonista di quasi tutti i processi più importanti, per i fatti più gravi, e per le vicende più rilevanti, che hanno contrassegnato la vita della nostra comunità negli ultimi decenni, come è stato ricordato da più parti e a tutti i livelli in questi giorni.

E allora in questo momento di intensa commozione e di doloroso distacco,  certo di interpretare i sentimenti di tutti coloro che Ti sono qui vicini, voglio ancora dirTi:

  • che sei stato straordinario nel Tuo impegno di avvocato penalista perché hai saputo unire alla Tua preparazione di insigne giurista le Tue grandi doti umane di probità, di rigorosa osservanza dei principi dell’etica professionale nei confronti di tutti i protagonisti del processo, del Tuo carattere aperto, leale e accattivante, accompagnato da quella ironia con la quale riuscivi a sdrammatizzare anche le situazioni più accese e conflittuali;
  • che sei stato impareggiabile nell’essere avvocato, più che nel fare l’avvocato, per l’impegno, per lo scrupolo, per la dedizione con cui hai affrontato ogni difesa, fino a potere affermare che per Te l’ultimo impegno processuale era sempre il più importante, quello che richiedeva uno sforzo ancora maggiore;
  • che sei stato unico nella capacità di svolgere le Tue arringhe, specie avanti le Corti di Assise, con lo straordinario pregio di farTi ascoltare, sempre: le Tue argomentazioni rigorose, mai banali, approfondite, in ogni passaggio, nell’affrontare gli aspetti in fatto e le questioni di diritto, nelle quali alternavi, ad accenti drammatici, espressioni che consentivano di stemperare tensioni ed emozioni, hanno sempre avuto il pregio di tenere viva, vigile e coinvolta l’attenzione di tutti i protagonisti del processo: giudici, colleghi e parti, così da potersi affermare come le Tue “difese” abbiano veramente rappresentato strumento eccezionale per esaltare la grandezza della avvocatura;
  • che sei stato ammirevole per la sensibilità e per la generosità che hai dimostrato nel renderTi disponibile, in ogni occasione, ad assumere la difesa di persone collocate nelle fascie più deboli della società, di soggetti emarginati, con assoluto disinteresse, ponendoTi solo, come appagante e sufficiente gratificazione, la convinzione, e l’orgoglio, di contribuire a rendere quanto più efficace ed esaltante quel compito di difesa dei diritti e della libertà delle persone, che è affidato agli avvocati, non solo e non tanto dalle leggi, quanto dalla storia stessa e dalla cultura del nostro paese;
  • che sei stato Maestro appassionato e premuroso dei tanti giovani che hai accolto nel Tuo Studio offrendo loro i tesori della Tua preparazione, della Tua esperienza, della nobiltà del Tuo animo, guidandoli verso un percorso professionale apprezzato e prestigioso, proprio grazie agli insegnamenti che da Te hanno ricevuto. E tanti sono quelli che hanno manifestato in questi giorni il loro disorientamento per essersi visti privati del loro Maestro;
  • che sei stato prezioso nell’avere manifestato in tante occasioni generosa disponibilità a collaborare con l’Ordine Forense e con la Fondazione Forense Bolognese per quell’impegno di affinamento della qualità e della professionalità della funzione difensiva che la avvocatura italiana, e quella bolognese in modo assolutamente convinto, si è posta da ormai molti anni come esigenza primaria ed ineludibile. La Tua presenza nei tanti eventi a carattere formativo ha sempre  visto generale partecipazione da parte dei colleghi, e ha sempre ottenuto unanime consenso, per gli insegnamenti che hai saputo elargire, e per le preziose esperienze che hai trasmesso.

Per questa Tua presenza, caro Mario Giulio, e per questo Tuo impegno, con cui hai contribuito a qualificare il Foro bolognese ai più alti livelli, ciascuno di noi Ti è grato,  e Ti ricorderemo con cordoglio e rimpianto, nella  convinzione che della Tua persona e del Tuo esempio si potranno giovare anche coloro che, pure non avendo avuto il beneficio di conoscerTi, continueranno a sentire parlare di Te, di quello che sei stato, di quello che hai rappresentato.

E consentimi di aggiungere un mio commosso e personale ringraziamento per le tante volte in cui mi hai concesso il privilegio di collaborare con Te, e per il Tuo affetto e per la Tua amicizia, che hanno rappresentato per me particolare conforto anche nell’assolvimento di quei compiti istituzionali, a volte difficili, e sempre impegnativi, che ho affrontato negli anni passati.

Un altro aspetto voglio, poi, ricordare, di cui ritengo non tutti siano a conoscenza, che Ti unisce, e continuerà a renderTi presente nel nostro Foro.

All’inizio degli anni 2000 il nostro Consiglio dell’Ordine ritenne di dovere  qualificarsi con un proprio “Logo”, che rappresentasse il Foro in una società volta a fare sempre più prevalere la comunicazione visiva su quella, millenaria, della scrittura.

Furono interessate varie Ditte specializzate le quali provvidero ad inviare le loro “proposte”: la bilancia, la statua, i codici, la toga, il tocco. Tutte certamente accettabili, ma, come dire, “scontate”. I Consiglieri ritennero allora di chiedere a Te se avessi al proposito una qualche idea, nella consapevolezza  della Tua riconosciuta originalità, e a conoscenza, altresì, delle Tue mirabili doti artistiche, il disegno e la pittura, che già avevano trovato espressioni di grande pregio nelle opere che erano state esposte in una apprezzatissima  “mostra” presso la Fondazione Forense.

Tu accettasti la proposta e, dopo qualche tempo, facesti pervenire al Consiglio  alcune Tue idee, fra le quali fu prescelta, con giudizio unanime ed entusiasta,  quella che da allora rappresenta il Logo del nostro Ordine.

E mi piace, caro Mario Giulio, riportare quanto scrivevo sul Notiziario dell’Ordine “Bologna Forense” n.3 dell’anno 2002, a fianco del Logo che compariva per la prima volta: “D’ora in avanti rappresenterà, in ogni occasione e circostanza, la avvocatura bolognese¸ e lo sentiamo particolarmente “nostro” perché è opera dell’illustre e caro collega Mario Giulio Leone. Fra le tante ipotesi che sono state vagliate nell’ambito di una approfondita e prolungata ricerca, il Consiglio ha privilegiato l’idea di Mario Giulio Leone, non solo per l’aspetto grafico particolarmente originale, che si distacca da schemi consueti e ripetuti, ma anche, e  soprattutto, perché richiama, in modo chiarissimo, la realtà della “POLIS”. Un concetto che si armonizza mirabilmente con la professione forense, la quale, qualificandosi al servizio dei cittadini per la tutela dei loro diritti, rappresenta garanzia di libertà e di democrazia per l’intera comunità civile. Grazie e complimenti, dunque, a Mario Giulio, e….felice viaggio del novello “LOGO” nella realtà così complessa con cui dovrà, ogni giorno, confrontarsi”

Caro Mario Giulio, anche questa particolare vicenda, mentre si pone quale ulteriore conferma della genialità della Tua persona, e del  valore assoluto che ha sempre rappresentato per Te il compito affidato alla avvocatura, assicura a Te, a coronamento del Tuo impegno durato tutta la vita, spesa per la giustizia, nella tormentata ma fiduciosa, appassionata e continua  ricerca del meglio, una futura imperitura e visiva presenza nella vita della avvocatura bolognese, e in ogni suo contesto di riferimento.

A Voi, Sonia, cari colleghi Livia e Massimo, Giulia Martina e Daniela, a tutti Voi famigliari, rinnoviamo i sentimenti della nostra più affettuosa vicinanza, nella convinzione che i grandi e profondi valori che hanno guidato il  Vostro caro Mario Giulio rappresenteranno confortevole aiuto e rassicuranti punti di riferimento dai quali potrete, sempre,  trarre illuminate ispirazioni  e preziosi insegnamenti in ogni futura vicenda della Vostra vita.

E siate veramente orgogliosi e fieri di Mario Giulio, per quello che è stato e per tutto quanto ha fatto, non solo per la avvocatura e per il nostro mondo giudiziario, ma a beneficio, e a vero servizio, della intera nostra comunità cittadina.

 

Informazioni sull'autore

Lucio Strazziari